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La più “divina” delle attrici nacque Greta Lovisa Gustafsson il 18 settembre 1905, a Stoccolma. Nell’olimpo del cinema, però, ci entrò con il più “esotico” cognome Garbo. Intensa e glaciale allo stesso tempo, interpretò quasi sempre personaggi malinconici o tragici, tanto che la sua prima risata sullo schermo, in Ninotchka, fu salutata come un evento. Si ritirò dalle scene nel 1941, a soli 36 anni. I successivi cinquanta li trascorse nella più gelosa riservatezza, tenendo fede a una delle sue battute più famose: “Io voglio rimanere sola!”. Anche perché di lavorare non aveva più bisogno: risparmiatrice oculata, aveva messo da parte un discreto patrimonio e visse di rendita per il resto della vita. Negli anni più di qualcuno provò – invano – a farla tornare sulle scene, offrendole ruoli importanti. Tennessee Williams l’avrebbe voluta come Blanche DuBois nella versione cinematografica di Un tram che si chiama desiderio, ma lei rifiutò. Alla fine la parte – che a teatro, in origine, era stata di Jessica Tandy – andò a Vivien Leigh. E la scelta fu efficace. L’attrice britannica si calò nel personaggio completamente, persino troppo: “Mi ha fatto scivolare nella follia”, commentò lei stessa. Il film uscì il 18 settembre 1951, fu un grande successo e la protagonista vinse il suo secondo Oscar.