[ Leggi dalla fonte originale]
Ha incassato in 43 anni 276mila euro di pensione di reversibilità dopo che il marito era venuto a mancare a luglio 1978, lei si era risposata l’anno successivo e non aveva quindi più diritto a percepire la pensione. L’Inps ha continuato a versare circa 600 euro al mese sul libretto aperto dalla donna in un ufficio postale del Parmense fino a dicembre 2022, quando una verifica dell’Istituto ha fatto emergere la realtà ed è scattata la denuncia. Ne è seguito il processo a conclusione del quale una donna di 78 anni residente da tempo a Lugagnano Val D’Arda (Piacenza) è stata condannata con rito abbreviato a un anno e 10 mesi (pena sospesa e non menzione nel certificato del casellario giudiziale) e al risarcimento di 280.160 euro a favore dell’Inps, che si era costituita parte civile. Il giudice ha anche disposto la confisca nei suoi confronti dei 276mila euro indebitamente incassati in tutti questi anni. Nel caso la donna non avesse la liquidità sufficiente, dovranno essere bloccati beni mobili e immobili o quote societarie eventualmente di sua proprietà. “Ho sempre presentato tutta la documentazione richiesta dal Caaf. Non mi è mai stato fatto alcun rilievo, quindi pensavo fosse tutto a posto. L’Inps non ha mai avanzato alcuna contestazione in questo lungo periodo”, la giustificazione in tribunale che non è bastata poiché la norma prevede che ogni variazione, soprattutto del proprio stato civile, vada segnalata all’Inps entro 30 giorni.