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Neanche due settimane prima le truppe italiane, guidate dal generale Cadorna, erano entrate a Roma da una breccia nelle Mura aureliane, non lontano da porta Pia. L’esercito pontificio si era arreso quasi subito. Il 2 ottobre 1870 si svolse il plebiscito che sancì l’annessione dell’Urbe e del Lazio al resto della penisola. “Desideriamo essere uniti al Regno d’Italia, sotto la monarchia costituzionale del re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori”: la vittoria dei sì fu schiacciante (oltre il 98%). Pio IX si chiuse in Vaticano e non riconobbe la sovranità italiana sulla città. Si compiva così una tappa fondamentale dell’unificazione nazionale. Sessantacinque anni dopo – il 2 ottobre 1935 – il governo italiano si apprestava a violare la sovranità di un’altra nazione. Quel giorno, a Roma, Mussolini annunciò l’invasione dell’Etiopia, sfidando le altre potenze europee: “Contro questo popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori, c’è chi osa parlare di sanzioni…”. La frase è citata anche sulla facciata del palazzo della civiltà italiana all’Eur, popolarmente chiamato “colosseo quadrato”.