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Il Consiglio di Stato annulla la concessione di Spinelli per Gpt, il terminal container: “Correlazioni con inchiesta penale”

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A pochi giorni dalla definizione del patteggiamento per corruzione del suo fondatore, il gruppo di Aldo Spinelli subisce una pesante sconfitta amministrativa.

Il Consiglio di Stato ha infatti annullato la concessione alla società Genoa Port Terminal (51% Spinelli Srl e 49 Hapag Lloyd) per il terminal multipurpose. Ribaltando la precedenza decisione del Tar Liguria, i giudici romani hanno colto il ricorso presentato dal gruppo Psa Sech con la società Terminal Contenitori Porto di Genova, rappresentata dagli avvocati Luigi Cocchi, Gerolamo Taccogna e Giovanni Borbyons.

Sostanzialmente il motivo dell’annullamento della concessione ultradecennale – la scadenza era fissata per il 2056- è questo: in quel terminal Spinelli avrebbe dovuto trattare soprattutto merci varie mentre in realtà lo aveva trasformato in un polo container non previsto dal Piano regolatore portuale. Quindi, con minori investimenti avrebbe provocato un danno ai concorrenti, una distorsione del mercato.

Nonostante Autorità portuale avesse difeso la sua scelta, i giudici del Consiglio di Stato hanno accolto le tesi dei ricorrenti: “Il titolo impugnato ha nella sostanza autorizzato un terzo polo container in un ambito (l’S3) avente destinazione caratterizzante diversa, con ciò modificando profondamente lo scenario – anche concorrenziale – così come regolato a monte dal piano regolatore portuale” si legge in sentenza.

Oltre alla sconfitta amministrativa pesante per Spinelli ma anche per l’Autorità targata Paolo Emilio Signorini, la sentenza riconosce ai ricorrenti di Psa il diritto a parlare di un quadro opaco in cui sarebbe stata rilasciata la concessione.

I legali di Spinelli avevano infatti chiesto la cancellazione delle affermazioni relative all’inchiesta penale (quella che vede imputati con Spinelli l’ex presidente del porto Signorini e l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti) ma il Consiglio di Stato ha bocciato l’istanza spiegandone i motivi: “Se per un verso è pacifico che le vicende di carattere penale evocate non riguardano il titolo concessorio in oggetto, per altro verso è comunque ravvisabile una correlazione con la presente vicenda controversa, nella misura in cui il riferimento è comunque diretto allo stesso operatore economico portuale concorrente, in tesi beneficiario di affidamenti illegittimi da parte dell’autorità portuale resistente, per cui le stesse parole si pongono ai limiti – senza tuttavia scavalcarli – della difesa in giudizio”.

I giudici parlano di “correlazione” e di “atti illegittimi” con buona pace di tanti osservatori che hanno sempre sostenuto la legittimità degli atti concessori. Anche in questo caso Spinelli avrebbe goduto di benefici non dovuti: “l’operatività del tutto prevalente nei traffici full container da parte di un terminalista in ambito multipurpose, non sottoposto agli oneri di investimento e ai costi operativi tipici dei terminal contenitori, determina una evidente distorsione dell’assetto concorrenziale come regolato dal piano portuale, in danno non solo degli interessi privati concorrenti ma altresì degli interessi pubblici sottesi alla pianificazione portuale”. Come a dire: Autorità portuale con questa concessione si è inferta un danno. O meglio lo ha prodotto alle casse pubbliche.

Per il Gpt con i suoi quasi 200mila metri quadrati di aree è il terminal più importante per il gruppo Spinelli. Ed è attorno al Gpt che stava cercando, come emerge dall’inchiesta per corruzione di creare la sua maxi banchina in linea per container. Gli altri tasselli erano la concessione trentennale, ottenuta grazie a lussuosi soggiorni con alberghi e casinò pagati a Signorini e finanziamenti a Toti, per il Terminal Rinfuse e poi i riempimenti di alcune calate dove oggi le navi attraccano a pettine.

 

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