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VERONA — Il giaciglio in cui dormiva Moussa Diarra è in ordine. Ci vuol poco, del resto, a risistemare una copertina rosa sui cuscini di un vecchio divano. Sta al primo piano del “Ghibellin fuggiasco”, edificio occupato che fa da precario tetto a quaranta migranti da Mali, Burkina Faso, Niger, le due Guinee.