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L’occasione unica data dalla corsa di un candidato scelto in “casa” come Marco Bucci, la speranza di poter invertire il trend in calo dei consensi al ritmo della corsa elettorale, forse pure gli umori traballanti di «una settimana complicata»: – si ammette tra dirigenti e militanti di partito – iniziata con la manifestazione flop davanti al tribunale di Palermo durante il processo sul caso Open Arms, sabato scorso, e proseguita con i mal di pancia alleati sulle ultime sparate salviniane in tema di rapporti con la magistratura, sicurezza e non solo.
Lo avevano chiaro in pochi, oggi, il vero motivo che ha portato la Lega a fare la sua massima puntata su Genova e le Regionali liguri. A lanciare la corsa del candidato presidente Bucci al Bristol di via XX Settembre, nel pomeriggio, c’erano il vicepremier Matteo Salvini, il suo vice genovese Edoardo Rixi e tutti i ministri leghisti del governo: Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli, Giuseppe Valditara, Alessandra Locatelli.
Un investimento mai così muscolare, per una corsa elettorale locale, e insieme tutto da interpretare. Che ad alcuni è sembrato un tentativo di “scippare” la scena anticipando la celebrazione dei due anni di attività del governo a Giorgia Meloni, che ha annunciato li festeggerà alla chiusura della campagna genovese di venerdì pomeriggio. Ad altri (al di là dell’esigenza di un candidato forte ma non ancora certo della vittoria, anzi) un modo per scartare di lato dopo i mal di pancia in coalizione degli ultimi giorni.
Al di là dei punti stampa saltati e dei tanti temi liguri sul tavolo, dall’annuncio della firma per l’istituzione del liceo tecnologico sperimentale in Valpolcevera (la valle del crollo di ponte Morandi) del ministro Valditara agli stessi rilanci del candidato presidente, che ha colto l’occasione della presenza del padre della riforma sull’autonomia Calderoli per «sognare» una Liguria «regione autonoma come il Friuli, per avere la possibilità di giocare ad armi pari su tutto lo scacchiere del Mediterraneo», – le sue parole – a parlare per tutti è stato soprattutto Salvini, del resto. Che più che fare campagna elettorale locale ha mandato messaggi precisi a Roma come in Europa.
«C’è una parte di Paese che corre e guarda avanti e uno che tira il freno a mano e vorrebbe riportarci indietro – ha attaccato il vicepremier dopo le tensioni sul piano Albania – Non c’è nessuno scontro tra poteri istituzionali con la magistratura, chi lavora non ha tempo di litigare, ma chi giudica della libertà delle persone deve essere imparziale e nel nome del popolo chiedo che lo siano anche i 9mila magistrati». «Lo dico in Liguria, dove si vota in anticipo non per ragioni politiche», è l’unico riferimento alla caduta dell’ex governatore Giovanni Toti, «nel giorno in cui da una commissione legata al Consiglio d’Europa ci danno dei razzisti, e io rispondo che i 48 milioni con cui l’Italia contribuisce all’Ecri li darei ai pronto soccorso del nostro Paese. L’immigrazione regolare è un fattore positivo, quella a barchini e tendopoli no».