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Gli ispettori del ministero sul caso Patarnello? Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci sta pensando. A dirlo lui stesso durante il question time alla Camera dei deputati. “La vicenda – spiega – è al vaglio per la verifica dei presupposti per l’esercizio dei poteri ispettivi che la legge riserva al ministro della Giustizia”. La vicenda in questione riguarda il sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, il magistrato che lo scorso 19 ottobre scorso inviò la mail nella piattaforma dell’Anm diventata un caso politico e rilanciata, in parte, dalla premier Giorgia Meloni attraverso i social.
Nordio spiega che il caso “desta non poco stupore e come ex magistrato desta anche un certo dolore”. Secondo il Guardasigilli “affermare che il presidente del Consiglio, proprio perché non ha inchieste giudiziarie in corso a suo carico, è ‘un pericolo maggiore di quello dell’onorevole Berlusconi’ e ‘dobbiamo porvi rimedio’, frase di una gravità da prendere in considerazione, è molto indicativo per la provenienza di tale affermazione del clima istituzionale che vive la nostra democrazia”.
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Il ministro della Giustizia torna anche sulla sentenza con cui venerdì scorso il tribunale di Roma non ha convalidato il decreto di trattenimento dei 12 migranti che si trovavano in Albania. Quella sentenza, per Nordio, “è inottemperante alla sentenza della Corte europea”.
“La sentenza della Corte di Giustizia fissa tre paletti – spiega Nordio -, nei casi in cui il giudice ritenga che il richiedente provenga da un paese non sicuro, o non sicuro in alcune parti del suo territorio, o non sicuro in relazione a certe situazioni sociali, in questo caso il tribunale di Roma, deve motivare in modo esauriente ed esaustivo questa sentenza”. Secondo l’inquilino di via Arenula, il tribunale “deve motivare la ragione per cui quella determinata persona provenga da un paese che non è considerato sicuro in relazione alle sue particolari situazioni associative e oggettive. Questa motivazione deve essere completa, esaustiva e relativa al caso concreto. Andatevi a leggere i 12 decreti del tribunale di Roma che sono stati stampati su un medesimo file: non vi è nessuna motivazione, né completa né esaustiva né inerente al caso concreto per quanto riguarda questi singoli richiedenti asilo”.