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Erano diversi giorni che Francesco Spano meditava il passo indietro. Non sopportava più di lavorare in «un contesto non privo di sgradevoli attacchi personali».
Dal fatidico 14 ottobre, data della nomina al ministero della Cultura, aveva cominciato a sentirsi addosso troppi occhi: sulla sua vita privata da omosessuale dichiarato, il suo passato, le sue relazioni professionali e persino sentimentali.