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Liguria, la puntata di Report a urne aperte agita le Regionali. Toti accusa di “fiancheggiamento”, ma nell’inchiesta tv non ci sarà solo il centrodestra

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Non ci sono solo i casi annunciati relativi a Alessandro Giuli, per primo quello sull’ormai ex capo di gabinetto del ministro Spano, a far salire l’attesa per la messa in onda della prima puntata di Report, questa domenica sera su Rai Tre. Nella scaletta di puntata ci sarà infatti anche un lungo capitolo dedicato al caso Liguria e l’inchiesta che ha travolto il sistema Toti, che anche e soprattutto per la collocazione nel palinsesto Rai – esattamente a cavallo tra i due giorni di voto delle Regionali, domenica e lunedì, a urne aperte – agita già da qualche tempo la scena politica ligure. Sicuramente a destra, da dove sono già arrivate le accuse di “fiancheggiamento politico” alla trasmissione di Sigfrido Ranucci. Meno a sinistra, da dove si fa sapere il coinvolgimento nel servizio di alcuni dirigenti del Pd locale “non è fonte di preoccupazione”.

«Parleremo anche del sistema Genova, – ha annunciato lo stesso Ranucci nei giorni scorsi – faremo vedere il sottobosco di cui si è parlato poco e che secondo me invece è la parte più importante di quello che è emerso, cioè la presenza di alcuni personaggi vicini ai clan mafiosi che hanno supportato tutto un sistema elettorale, quindi che vengono chiamati ad hoc per portare voti». Un faro sui metodi utilizzati a destra, tra le Regionali del 2020 e le Amministrative del 2022, per conquistare consenso.

La firma del pezzo, il giornalista Luca Chianca, nei mesi scorsi ha cercato e in gran parte incontrato tutti i protagonisti dell’inchiesta che ha terremotato la Regione. Dal “grande corruttore” del sistema secondo la procura, Aldo Spinelli, al sindacalista Venanzio Maurici. Da Toti, che pure ha tenuto fuori la troupe di Report dalla serata del grande ritorno sulla scena, la presentazione del suo libro, ai fratelli Testa, siciliani originari di Riesi, incaricati di raccogliere i voti della comunità riesina di Genova per favorire i consiglieri della lista dell’ex presidente, indagati per voto di scambio aggravato per aver agevolato la mafia.

Dal consigliere comunale di Genova della lista Toti per Bucci Umberto Lo Grasso, che secondo i pm ha avvertito i fratelli Testa di non parlare al telefono perché intercettati dalla Procura, a Stefano Anzalone, vicinissimo ai Testa e oggi candidato nella lista di Marco Bucci. O Domenico Cianci, consigliere regionale della Lista Toti, aiutato a conquistare il Consiglio regionale, secondo gli investigatori, da Carmelo Griffo, indiziato di appartenere alla cosca di ‘ndrangheta di “Tratraculo” di Petronà in provincia di Catanzaro.

«Mi sembra fuori luogo, facciano come vogliono ma credo che quella di Report sia un’operazione di fiancheggiamento politico, proprio da parte loro che si professano paladini del giornalismo imparziale», ha fatto sapere la propria opinione lo stesso Toti, nei giorni scorsi. «Fanno da braccio armato della sinistra, che a batterci al voto non è più capace da tempo», si aggiunge dalla coalizione che ha candidato Marco Bucci. Il coordinatore di Forza Italia in Liguria, Carlo Bagnasco, parla di «Inaccettabile violazione del silenzio elettorale».

I mal di pancia in quota centrodestra, già la settimana scorsa, avevano portato i vertici Rai a chiedere un parere all’ufficio legale per scongiurare ogni eventuale rischio di blocco della messa in onda del servizio sul caso Liguria proprio la sera del voto. «Il silenzio elettorale vale solo per i partiti, non per i giornalisti», ci si difende però dalla trasmissione, a conferma non ci sarà nessun appiglio per lo stop.

In realtà, a fronte delle accuse che arrivano da destra, il servizio di Report tratterà anche di centrosinistra. A essere raccontati, i legami professionali di alcuni dirigenti o ex dirigenti dem con l’imprenditore Mauro Vianello, presidente di Ente Bacini indagato anche lui nell’inchiesta su Toti con l’accusa di aver corrotto l’ex presidente dell’autorità portuale Signorini. E soprattutto il rapporto tra Spinelli e l’ex governatore ligure del Pd, Claudio Burlando.

Passaggi noti, in realtà, che da sinistra si fa capire dovrebbero non agitare più di tanto nella corsa al voto. La risposta sul tema, nel servizio, in qualche modo arriva dallo stesso Orlando: “Nessun imbarazzo, ma il Pd deve dopo questa vicenda cambiare anche alcune prassi che secondo me in un altro contesto potevano essere anche accettate e tollerate ma che oggi sono diventate pericolose”. “Io, comunque, – taglia il caso sul nascere – non ho mai frequentato Spinelli, non ho mai conosciuto Vianello, né ho mai preso soldi dai terminalisti o sono salito sugli yacht”.

 

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