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Giuli: “Dopo la stagione dei vaffa, apocalittismo è il tentativo di alzare il livello del linguaggio”

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Il suo discorso pronunciato durante l’audizione alle Commissioni Cultura della Camera e del Senato, oggetto di battute e meme, aveva un “grado di complessità direttamente proporzionale agli interlocutori e al contesto – dice il ministro della Cultura Alessandro Giuli, ai microfoni di ‘La lingua batte’, su Radio3 – Se parli con deputati che siedono in Commissioni Cultura, allora 27 secondi di citazione di un paio di testi, oggettivamente complessi, sarò teoretico ma è una scommessa che si può tentare. Al di là della satira, siamo tutti ‘satirizzabili’ ci mancherebbe, la prossima volta si eviterà, ma mi rifiuto di pensare che il ceto politico non sia in grado di comprendere” le parole pronunciate e che tanto hanno fatto discutere.

Una provocazione? Gli chiedono in radio. “Voleva essere più che una provocazione una sollecitazione, come a dire ‘esistono dei temi a cui dobbiamo attrezzarci anche con dei termini complessi, sfidanti'”. Giuli chiede se, “dopo la stagione dei vaffa, il fatto che si ragioni su parole come apocalittismo“, sia da considerarsi “un arretramento o un tentativo di avanzare? C’è un livellamento verso il basso di cui tutti siamo complici”, dice ancora il ministro ricordando alcune dinamiche dei social. “Credo che il mondo accademico sia tenuto a tenere un linguaggio complicato, mentre il mondo politico è chiamato a semplificare, il tema però e sempre trovare un punto di equilibrio tra eccesso di sofisticazione” e un linguaggio accessibile. “Sono una persona che proviene dal mondo della cultura e che si è messa al servizio; se cercassi clientele politiche di basso profilo mi costringerei a usare un altro registro ma non è quello che mi interessa”.

Sul suo intervento – una relazione lunga e articolata in cui il ministro delineava i campi d’azione del suo mandato, una vera e propria prolusione per far conoscere le sue strategie e la sua linea politica – probabilmente è il circo giornalistico, di cui facevo e tornerò a far parte, che ha preferito motteggiare piuttosto che soppesare, è più facile, fa più click. La politica deve sempre semplificare, ma tra politici dovrebbe esserci quel livello di comunicazione adeguato e tale anche da influenzare il giornalismo, non viceversa”, continua Giuli. Rimarcando la distanza con quella “filosofia del vaffa che ha dominato in Italia condizionando un pò tutti”.

Per Giuli “un ministro deve avere dei margini riconoscibili di indipendenza, soprattutto nella misura in cui, io sono ministro anche per Saviano, per Scurati, si fa espressione di un governo il cui partito principale ha il 30%, in quel 30% deve esserci lo spazio per una destra progressiva, non reazionaria, e che non guarda al passato. È il punto di partenza e la linea invalicabile della nostra missione pubblica, e questo è chiaro anche al presidente del Consiglio che mi ha voluto qui”, conclude Giuli su Rai Radio3.

 

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