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Eppure li hanno emessi, come si dice tecnicamente. Forse proprio perché sapevano che sarebbero stati divisivi – per usare un eufemismo. Certamente discussi, spesso discutibili. O magari lo hanno fatto per opportunità, per non dispiacere al potere politico o per surfare l’onda emotiva dell’attualità. Sono i francobolli delle polemiche. Le dentelle e i foglietti che Poste Italiane, in questi anni, hanno prodotto e immesso in circolazione su proposta di ministeri, enti, esponenti politici. Che hanno usato e usano la filatelia per fare memoria della “propria” storia. E magari riscrivere una narrazione. I casi più recenti vedono in campo un iperattivismo della destra a trazione FdI.
È fresca, freschissima l’emissione di un francobollo con cui il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha voluto ricordare Maffeo Pantaleoni (ne scriviamo oggi in “Pietre” su Repubblica). Chi è stato Pantaleoni? Economista, figura centrale del pensiero fascista, tra i più spregiudicati antisemiti italiani: fu “maestro” di Giovanni Preziosi, decano dell’antisemitismo e ispettore generale per la razza nominato da Mussolini. Quando il dicastero guidato dal ministro Adolfo Urso ha proposto di dedicare una dentella a Pantaleoni, Poste ha proceduto. L’emissione è passata più o meno sotto silenzio. O comunque non ha sollevato il polverone che si alzò, a giugno 2024, per Italo Foschi. Fondatore e primo presidente dell’Associazione sportiva Roma Calcio, certo. Ma anche una figura chiave dello squadrismo mussoliniano. Foschi è l’uomo che nel 1924 si congratulò con Amerigo Dumini ovvero il capo della squadraccia fascista che uccise Giacomo Matteotti. L’emissione di un francobollo per il primo presidente romanista proprio nell’anno del centenario del delitto Matteotti – al quale pure è stato dedicata una dentella speciale – ha fatto infuriare tutto il centrosinistra. Risultato? Dopo una selva di proteste e di interrogazioni – con la richiesta a Poste di ritirarlo – il ministero di Urso ha deciso di rimuovere il francobollo dal sito del dicastero, di fatto non riconoscendolo on line. Ma Foschi è regolarmente in vendita alle Poste. “L’emissione è stata bellamente ignorata, forse in attesa che la gente se ne dimentichi”, ha spiegato Claudio Baccarin, esperto di filatelia, firma de Il Collezionista della Bolaffi e segretario dell’Unione stampa filatelica italiana. Alla cerimonia ufficiale per la presentazione del foglietto dedicato a Foschi – composto da un francobollo più due chiudilettera – Urso non c’era. C’erano Picchio De Sisti e i tifosi della Roma.
I casi Pantaleoni e Foschi sono gli ultimi di una lunga serie. Francobolli da dibattito politico-filatelico, anche acceso. Molto si è parlato della dentella con cui si è celebrato Giovanni Gentile, ministro fascista. Ma ha diviso non poco anche il francobollo emesso pochi giorni fa in onore di Silvio Berlusconi. Il 29 settembre il fondatore di Forza Italia e più volte premier avrebbe compiuto 88 anni. Poste Italiane ha dato corso al decreto firmato l’11 aprile dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e controfirmato dalla premier Meloni – e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 maggio – che ha autorizzato il ricordo postale del Cavaliere. Evidentemente delusi coloro che ritennero inopportuna l’intitolazione. Tra gli altri: Corrado Augias, che ha definito Berlusconi “imprenditore geniale ma uomo di Stato deplorevole”. E l’associazione Wikimafia, che ha promosso una petizione contro l’iniziativa. Il Dpr dell’11 aprile ha ratificato anche le emissioni – sempre a cura del ministero delle Imprese e del Made in Italy – per Giuseppe Tatarella, vicepresidente del primo governo Berlusconi, missino prima e di Alleanza Nazionale poi; e per, appunto, Giovanni Gentile, ministro della Pubblica istruzione nel primo governo Mussolini. In questo secondo caso il proponente fu l’intellettuale di destra Marcello Veneziani, con il quale polemizzò il rettore dell’Università per stranieri di Siena Tomaso Montanari.
Alla base delle emissioni di francobolli e dietro la scelta dei personaggi a cui dedicarli ci sono logiche spesso incomprensibili. Perché se è vero come è vero che alcuni omaggi a protagonisti – uomini e donne – dello spettacolo, dello sport e della cultura, sono generalmente “condivisi” e apprezzati, ci sono poi scelte che hanno suscitato aspre discussioni. Il terreno delle divisioni è quasi sempre la politica. Dopo che a giugno 2014 fu emesso un francobollo in memoria di Enrico Berlinguer in occasione del trentesimo anniversario della morte, a stretto giro, Alfio Di Marco – allora responsabile della comunicazione di Msi-Destra sociale e già candidato alle Europee con a Fiamma Tricolore – propose al ministero dello Sviluppo economico di sfornare un francobollo dedicato a Giorgio Almirante nel centenario della nascita (27 giugno 1914). “Andare alle Poste o in tabaccheria e trovare uno accanto all’altro un francobollo di Almirante e uno di Berlinguer può significare un momento altamente simbolico di dialogo e confronto”, disse Di Marco. Altri nomi, altri casi, altre polemiche. A settembre 2021, per la Settimana dannunziana, Poste ha emesso un annullo filatelico e delle cartoline storiche per ricordare il “Vate” D’Annunzio. Lo scorso 10 giugno è stato ricordato il “centenario della scomparsa” – l’emissione è stata rubricata con queste parole, che hanno fatto rabbrividire visto che fu ucciso, non “scomparso” – di Giacomo Matteotti. La formula “centenario della scomparsa” è stata usata il 6 settembre 2023 anche per il tributo a don Giovanni Minzoni, anche lui aggredito e ucciso da squadristi fascisti (nell’agosto 1923). È il lessico revisionista-riduzionista della destra di governo.
Per trovare una pax filatelica bisogna ricordare altre “dediche” bipartisan: quella all’ex ministro Frattini, quella a David Sassoli e quella a Jole Santelli, prima donna presidente della Calabria. E infine i big dello spettacolo e dello sport: Mike Bongiorno con il suo “Allegria!”, Stefano D’Orazio batterista dei Pooh, il campione del ciclismo Felice Gimondi, i tennisti italiani vincitori della Coppa Davis, solo per fare alcuni esempi. Qui nessuno ha avuto da ridire. Quasi. Avviso: il 2024 si chiuderà con 82 francobolli emessi. Le linee guida ne contemplano 60 l’anno. C’è dunque una recente “francobollite”. E una cosa è certa: le polemiche, caso qua caso là, non finiranno.