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Il cantiere, gli agenti, le navi: non tornano i conti dei centri. “Il costo supererà il miliardo”

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Un’operazione da 653 milioni, affermano le carte del Viminale. Da 670 milioni, ha detto in aula Giorgia Meloni. Da un miliardo, stima l’opposizione. Alla vigilia di una nuova missione della nave Libra, è ancora polemica sui costi reali «del docufilm» (copyright M5S) dei centri voluti dalla premier in Albania.

Numeri da capogiro

I numeri, almeno sulla carta, ci sono. Stanno nella relazione tecnica a corredo della legge con cui è stato recepito il protocollo firmato nel novembre di un anno fa dalla premier con il presidente albanese Edi Rama. E sono da capogiro.

I milioni per le strutture

Partiamo dalle strutture. Più di 33 milioni sono stati messi a bilancio per tirare su il centro di Gjader, 5 per Shengjin, un milione solo per le aule d’udienza, mentre sono contabilizzati a parte gli 80mila euro necessari per gli allestimenti, come la spesa per reti e collegamenti telematici: 1,55 milioni nel 2024 e 1,5 milioni negli anni successivi.

“Piantedosi evasivo”

Al momento non si sa se «le criticità» che hanno fatto slittare di mesi l’apertura di Gjader, abbiano fatto anche lievitare i costi di costruzione, tanto meno chi sia stato incaricato dei lavori. E inutilmente il deputato di Avs Angelo Bonelli ha interrogato il ministro al riguardo. «Piantedosi è sempre stato evasivo. Ad oggi – sottolinea – non sappiamo neanche se e come si sia lavorato per evitare infiltrazioni criminali». Almeno per adesso tocca prendere per buoni i numeri stimati in partenza dal ministero. «Chiederemo trasparenza su affidamenti e acquisti», attacca Riccardo Magi di +Europa.

I costi del personale

Buona parte dei 134 milioni – tanto costano dodici mesi di “operazione Albania”, ha assicurato la premier – se ne va per il personale. E quest’anno le spese sono anche ridotte perché i centri sono operativi da inizio ottobre e presidiati soltanto da giugno. Solo nel 2024 sono comunque da mettere in conto 89 milioni, anche perché si prevedono circa 150 assunzioni. Se per medici e penitenziaria si presume di spendere circa 3,7 milioni nel 2024 e 7,3 negli anni successivi, molto di più pesa il contingente di poliziotti e carabinieri che presidia i centri al momento vuoti: il Viminale fa i conti su 500 agenti totali (adesso ce ne sarebbero «poco più di un centinaio») e prevede di spendere a regime 24,3 milioni nel 2024, il doppio dal 2025 in poi.

Viaggi, diarie, mezzi

Qualche punto fermo sulle voci di spesa c’è, anche se bisognerà tararlo sul personale effettivamente al lavoro, al momento mai comunicato all’opposizione. Di certo si sa che solo per i viaggi si spenderanno 1,2 milioni di euro, destinati a raddoppiare a partire dall’anno prossimo, come le diarie che costeranno 12 milioni nel 2024 e il doppio a seguire. Quasi 2 milioni andranno via per mezzi, carburante e altre spese di funzionamento, 3,8 dal 2025. Per il vitto e alloggio degli agenti fa fede la convenzione firmata dal Viminale con il “grupo Rafaelo”: ospitare per dodici mesi 295 poliziotti e carabinieri in due hotel a quattro e cinque stelle, con piscina, centro benessere e ristorante dedicato a Shengjin costerà nove milioni di euro.

Il mistero dei costi della nave

Rimane poi il mistero sui reali costi della nave utilizzata per portare i naufraghi in Albania. In principio, si era pensato di affittare un’imbarcazione, per la modica cifra di 104 milioni di euro. La gara è andata deserta e il primo viaggio è toccato alla Libra della Marina militare. Costo? «Solo 8.400 euro in più – ha affermato Matteo Piantedosi – al netto dell’ordinario esercizio». In concreto, vuol dire che la cifra indicata dal ministro dell’Interno si somma a un costo ordinario di gestione della nave che, secondo fonti della Difesa, dovrebbe aggirarsi sui 50-60mila euro al giorno. Almeno. Impossibile è anche sapere quanto sia servito per spedire a Shengjin la motovedetta della Guardia costiera che ha riaccompagnato in Italia i primi dodici migranti dopo il no dei giudici al trattenimento. Un’eventualità che non si può escludere per il futuro.

“Non meno di un miliardo”

Sono tutte le spese non stimate – o sottostimate – dal protocollo a spingere l’opposizione a dire che lo Stato non impiegherà meno di un miliardo. I conti si faranno alla fine, sempre che i centri restino aperti davvero per cinque anni.

 

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