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Foti (FdI): “Meloni diventerà il riferimento in Europa. Ucraina? Nulla cambierà”

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La vittoria di Donald Trump è una buona notizia, Tommaso Foti?

“Intanto lo è la chiarezza del risultato. A differenza dei discussi risultati di quattro anni fa, questo non lascia margini di incertezza sul fatto che gli Stati Uniti vogliono cambiare pagina rispetto alla gestione Biden. Bocciando Kamala, bocciano anche il progetto di continuità dell’amministrazione uscente”.

Sicuro che per FdI è una buona notizia?

“Questa non è solo una vittoria strepitosa di Trump, ma del partito repubblicano. Al Senato, alla Camera, con diversi governatori. Noi siamo nella famiglia dei conservatori con loro. Poi, certo, come in ogni famiglia ci sono ovviamente sensibilità diverse su alcuni temi”.

Una vittoria che scuote l’Europa.

“Servirà anche all’Europa, ma a una condizione: essere capaci di costruire una coesione che finora non c’è stata”.

Un discorso quasi federalista enunciato da un partito sovranista.

“Intendo: l’Europa non deve andare bene a tre Paesi che dominano gli altri ventiquattro. Proprio perché abbiamo radici sovraniste, chiediamo il rispetto di tutti i membri”.

Meloni, il discorso sulle tre donne, il paradosso del nemico a destra e il difficile tentativo di reinventarsi pontiera tra Europa e Trump

di Tommaso Ciriaco

06 Novembre 2024

Pensa che Meloni avrà dunque un ruolo? Che diventi ponte con Trump, come inizia a sostenere la propaganda meloniana?

“Meloni è il punto di riferimento dell’Europa, in questo momento”.

Addirittura?

“Lo è anche perché guida il governo più solido. Vedrà, sarà un ponte decisivo tra Trump ed Europa. Anche perché hanno una storia con punti di contatto: entrambi ostili a establishment che pensavano di guidarli, entrambi capaci di mandarli in soffitta grazie al tratto di matita degli elettori. È una lezione anche per la sinistra italiana”.

La premier non pagherà piuttosto la vicinanza a Ursula, la rottura con i Patrioti trumpiani, il bacio in fronte di Biden?

“No. E anzi, sarà strategica nel rapporto tra Europa e Usa. Perché sono gli americani a considerarla una grande leader”.

In realtà l’unico ad esporsi per Trump è stato Salvini, che adesso rivendica. Embrione di un conflitto?

“Un conto sono i partiti, altro i governi, che hanno necessità di non interferire nelle scelte politiche degli altri Stati”.

Lo sta ricordando a Salvini? È lui a proporsi come terminale trumpiano in Italia.

“Lui è vicepremier, ma anche leader di partito, mentre Meloni deve guidare un governo e ha il dovere di farlo non da giocatore, ma da arbitro”.

Parliamo dei problemi più pesanti. E partiamo dai dazi. Come farete, con Trump? Dopo la Germania, la più esposta sembra l’Italia.

“Ci saranno dei temi rispetto ai quali l’Europa deve essere capace di confrontarsi senza un complesso di inferiorità. Per farlo, deve ricordare una cosa: è vero che l’Europa ha bisogno degli Stati Uniti, ma vale anche il contrario”.

Se Trump dicesse domani: basta armi all’Ucraina, ora deve fare la pace, voi cosa fareste? Salvini lo sappiamo, ma Meloni, che ha sempre detto di non arrendersi alla legge del più forte?

“Fare la pace non è un obiettivo antitetico a quello europeo di una pace giusta. Il problema è semmai come arrivarci”.

Mi scusi, invece il problema esiste: se Trump costringe l’Ucraina al tavolo, l’Europa può seguirlo o meno. E Meloni?

“Per essere ancora più chiari: noi non abbiamo mai cambiato posizione sull’Ucraina. Semmai l’hanno fatto le opposizioni, che ogni volta presentano sei mozioni diverse. O vogliamo dire che Conte la pensa come Schlein?”.

Assolutamente no. Conte semmai la pensa come Salvini.

“Ma Salvini ha sempre votato assieme a noi, per Kiev”.

Altro nodo: Trump chiederà il 2% delle spese militari. Sono altri undici miliardi all’anno. Come farete?

“È un problema serio e, dunque, va affrontato seriamente. Tenendo conto degli impegni assunti, ma anche del ruolo dell’Italia nel Mediterraneo. Come diceva Reagan, ‘non ci sono pasti gratis’. Capiamo le percentuali, ma non dimentichiamoci dell’impegno italiano nella difesa delle coste del fronte Sud dell’Europa. Anche così si fa difesa. Anche questo è un costo”.

Per concludere: davvero le è indifferente il fatto che Trump abbia vinto, nonostante abbia coperto l’assalto a Capitol Hill?

“Quando si descrive l’avversario come il male assoluto, quando c’è la demonizzazione della persona, succede che gli elettori non ci stanno. Trump è stato arrestato, gli hanno sparato, ma ha vinto lo stesso. Che lezione, per la sinistra”.

 

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