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L’invito a ricorrere alla “giustizia riparativa”, confrontandosi direttamente con i familiari delle vittime dell’amianto, è stato rivolto oggi dalla pg Sara Panelli a Stephan Schmidheiny nel suo primo intervento al processo d’appello Eternit bis, cominciato a Torino. “È un istituto introdotto di recente nel nostro ordinamento – ha spiegato il magistrato – che non ha nulla a che vedere con il riconoscimento della propria responsabilità sotto il profilo penale. E nel nostro caso sarebbe, per Schmidheiny, un’opportunità straordinaria di dimostrare che è quel filantropo che dice di essere”.
L’imprenditore svizzero – non presente in aula – in primo grado è stato condannato a dodici anni di carcere per omicidio colposo. La pg Panelli, che sostiene l’accusa insieme al collega Gianfranco Colace, ha parlato della “straordinaria dignità delle vittime” di Casale Monferrato. “Nel corso del procedimento – ha detto – sono stati sentiti oltre 100 cittadini. I loro racconti sono stati precisi, composti, intrisi di tristezza.La difesa avanza dei dubbi sulla loro attendibilità complessiva perché l’età avanzata può affievolire i ricordi. Ma quei ricordi sono indelebili”.
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a cura della Redazione Torino
Quindi il magistrato ha dedicato un passaggio a Romana Blasotti Pavesi, casalese, a lungo presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, figura simbolo della battaglia contro l’amianto, deceduta a 95 anni lo scorso 11 settembre: con il permesso dei giudici, ha mostrato un frammento della testimonianza che rese in un processo precedente.