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Il 21enne ucciso nel Reggino vittima di un agguato. L’ombra di una faida per il taglio dei boschi

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Aveva 21 anni ed è stato vittima di un agguato Stefano Cirillo, il ragazzo ucciso ieri a San Pietro di Caridà, comune del Reggino al confine con la Provincia di Vibo Valentia. Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri, il giovane stava rientrando a casa a piedi in contrada Corruttò, nella frazione Monsoreto di San Pietro di Caridà, quando qualcuno gli ha sparato alcuni colpi di pistola, uno dei quali lo ha raggiunto alla testa uccidendolo sul colpo.

Nei prossimi giorni l’autopsia, che verrà eseguita nei prossimi giorni nell’ospedale di Locri.

Al momento i carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro e del Reparto operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria che conducono le indagini coordinate dalla Procura di Palmi, non escludono alcuna ipotesi. Una delle piste sulla quale gli investigatori starebbero lavorando è che nella zona sia in atto una faida per il taglio dei boschi.

Con quello di Cirillo, noto alle forze dell’ordine per resistenza a pubblico ufficiale infatti, sono tre i delitti compiuti negli ultimi due anni – oltre un tentato omicidio – nel piccolo paese dell’entroterra reggino o nelle immediate vicinanze e che hanno visto come vittime tutti giovani. L’8 aprile scorso era stato assassinato un operaio 24enne, Domenico Oppedisano, ucciso a colpi di pistola in località Prateria mentre stava lavorando.

Gioia Tauro, operaio di 24 anni ucciso a colpi di pistola

08 Aprile 2024

Il 10 settembre 2022 a cadere sotto i colpi di sicari era stato Alessandro Morfei, di 30 anni, ucciso a colpi di lupara mentre lavorava la terra su un trattore nelle campagne di Dinami, comune del Vibonese situato a pochi chilometri da San Pietro di Caridà. Il padre di Alessandro, Pietro Morfei, ritenuto legato all’omonima famiglia di ‘ndrangheta della zona, era stato ucciso davanti ad un bar a Dinami il 17 luglio del 1998.

Il 6 agosto scorso, infine, sempre a San Pietro di Caridà, un altro giovane di 20 anni, era stato ferito al collo da un colpo di fucile caricato a pallini mentre era in auto con la fidanzata che aveva riportato solo lievi escoriazioni.

Adesso, gli investigatori dell’Arma stanno indagando per accertare se i quattro episodi siano legati tra loro e se dietro vi sia un’unica matrice che potrebbe portare a contrasti nella gestione dei boschi della zona.

 

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