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“Con il Consiglio dei ministri di oggi facciamo passi fondamentali per la riapertura dell’Italia. Un graduale superamento dell’emergenza” con un occhio alla pandemia, “per adattarci al meglio, anche in senso più espansivo”. Il presidente del Consiglio Mario Draghi in conferenza stampa dopo il Cdm del pomeriggio saluta lo stato di emergenza (“finirà il 31 marzo”) e illustra il senso delle misure inserite nel decreto approvato all’unanimità.
“Riaprire l’economia” e “limitare l’esperienza didattica a distanza. Questo è ormai uno stato a cui siamo arrivati”, ricorda Draghi. Ora è il momento del via libera a “provvedimenti importanti che eliminano quasi tutte le restrizioni che hanno limitato i nostri comportamenti”. A partire dal Certificato verde, il Green Pass, che il premier rivendica come “un grande successo perché ci ha permesso di ricominciare. L’anno scorso economia italiana è cresciuta al 6,5 grazie al Certificato”.
Via libera al decreto che riapre l’Italia. “Dal primo maggio il Green Pass sparirà”. Da subito, niente certificato per andare su bus e metro. Speranza: “A oggi no quarta dose per tutti”
di
Michele Bocci
Si guarda ora al futuro e il ministro della Salute Roberto Speranza, oltre alla fine del sistema dei colori che ha resistito per quasi due anni, ha annunciato che “in questo momento non ci sono evidenze scientifiche che portano a dirci che sia necessaria la quarta dose del vaccino per tutti. Ma siamo partiti con i fragili e in queste ore stiamo valutando l’ipotesi di una quarta dose a fasce generazionali più avanzate: richiederà un approfondimento ma è una cosa a cui ci stiamo preparando”.
Intanto il via libera al decreto è arrivato all’unanimità. E il presidente, in conferenza stampa, ha spento pure il caso Lega in Cdm. Il Carroccio si era impuntato sull’eliminazione del Green Pass anche al chiuso. Un azzardo. Il Consiglio è stato sospeso, dopo un’ora di discussione, ma dopo 15 minuti è ripartito. “È andato bene, è stato tranquillo”, dice Draghi. L’unica frizione con il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia. “Ho chiesto ufficialmente 500 milioni al ministero della Salute per i danni recati in aprile” al turismo, con “i due ponti rovinati, quello di Pasqua e quello del 25 aprile”, ha detto il ministro leghista, che ha chiesto quindi un risarcimento al suo stesso governo. “Sono incuriosito da come Garavaglia abbia quantificato i 500 milioni di danni”, ha replicato il premier.
Draghi in conferenza stampa: “No allarmi per guerra in Ucraina ma logica razionamenti se le cose peggiorano”
Poi è tornato sui provvedimenti: “A fine marzo scioglieremo il Comitato tecnico scientifico, il cui lavoro non è finito, continuerà con l’Istituto superiore di sanità e il Consiglio superiore di sanità”, spiega. “Anche a nome del governo, ringrazio il professor Franco Locatelli e il professor Silvio Brusaferro e tutti i membri presenti e passati del Cts”. “Se uno esamina la situazione di questi anni – ha continuato Draghi -, il Cts ha dato un supporto straordinario a decisioni difficilissime prese da questo e dal precedente governo. Ha dato il supporto psicologico per dire che le decisioni erano prese con il supporto della scienza, non sulla base di sensazioni. Questo per chi prende decisioni è essenziale”.
Il presidente ha poi ringraziato anche “tutti gli italiani per l’altruismo, la pazienza dimostrata in questi anni: noi siamo spesso percepiti con scarso senso civico e invece non è vero perché siamo stati bravissimi in questa pandemia”. Soprattutto sul fronte delle vaccinazioni: “Un dato importantissimo, di cui andare fieri: grazie a vaccini sono stati evitati quasi 80mila decessi in più in Italia nel solo 2021”.
Draghi ha voluto poi dire grazie anche a “Speranza, che ha vissuto questa esperienza dall’inizio alla fine e che è stata una prova straordinaria anche da un punto di vista psicologico. Desidero esprimergli la gratitudine mia e di tutti gli italiani”. Al “governo precedente che ha dovuto prendere decisioni in situazioni di straordinaria difficoltà con immagini che rimarranno nella nostra memoria”. “Al generale Francesco Figliuolo, la cui nomina ha segnato una svolta, alla Protezione civile, ai medici e agli infermieri”. E anche alle Regioni, con le quali “il rapporto che era stato una delle fonti di maggiori difficoltà, per orientamenti diversi, è stato perfetto”.