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Diciotto mesi di attesa e paura, ma alla fine Elisa Aiello, 26 anni, è riuscita a ottenere una misura cautelare e l’avvio delle indagini per atti persecutori “agiti con inusuale pervicacia”, si legge nelle carte del Tribunale di Roma, a carico del suo ex fidanzato, S.D.M.
Il ragazzo, coetaneo, dovrà attendere la conclusione dell’iter ai domiciliari, con il braccialetto elettronico e con il divieto di comunicare anche tramite internet e anche in via indiretta con chiunque non viva con lui.
“In tutti questi mesi ho pensato che sarei morta – dice la ragazza – non si muoveva nulla nonostante tre denunce e tre codice rosso, poi all’improvviso la notifica dell’ordinanza”.
“Il mio ex mi minaccia di morte da mesi e nessuno fa niente”. L’appello di Elisa Aiello sui social
La storia di Elisa è rimbalzata di telefono in telefono la scorsa estate, quando convinta che “finché non ti trovano morta non agiscono”, scriveva, aveva condiviso la sua esperienza sui social: “Subisco minacce da molti mesi ormai e nonostante denunce e codici rossi le istituzioni sono sparite lasciandomi nel terrore che possa raggiungermi e uccidermi, vivo costantemente nella paura” aveva pubblicato.
Poi aveva condiviso una carrellata di video con gli insulti e le minacce diffusi dall’ex: video in cui si riprende in auto vicino casa della casa della ragazza o di altri familiari di lei, in cui la appella “cagnetta”, avvertendola che l’avrebbe tagliata “con una motosega”, in cui mima il gesto del taglio della gola o ancora, insulta le forze dell’ordine chiamandole “pagliacci, infami, indegni e cani”.
Nel frattempo, fuori dai social, il ragazzo non aveva mai smesso di pedinarla né di aggirarsi ossessivamente nei dintorni di casa di lei. All’indomani del tam tam social, il caso di Elisa era arrivato anche in Parlamento con un’interrogazione presentata dal Partito democratico. La prima denuncia risale a maggio 2023, pochi giorni dopo la fuga dall’appartamento nel quale lui la teneva segregata da alcuni mesi, ma viene smarrita. “Hanno parlato di un errore telematico”, dice la giovane. Poi un’altra a ottobre e infine l’ultima a luglio 2024, quando si è rivolta alla polizia Ferroviaria della stazione Termini di Roma per denunciare ancora e per chiedere il perché di quell’immobilismo.
In quell’occasione ha potuto portare come ulteriore prova un messaggio emblematico, tra i tanti ricevuti dal ragazzo: “Ti aspetterò per tutta la vita fin quando non ti faccio a pezzi, non dimenticarti che questa promessa ti deve arrivare dritta al cuore. Prima di chiudere gli occhi ti devo mangiare il cuore e lo devo masticare, io vengo solo: tu corazzati perché sarà un qualcosa di cui parleranno tutti i giornali, morirai piano come una serpe”.
“Io, vittima di stalking, senza difese: il braccialetto elettronico con il gps che non funziona e la paura che lui si avvicini davvero”
Si erano messi insieme alla fine del 2022, una sera sono usciti per mangiare una pizza e lei non è più tornata a casa. “Mamma, ti scoccia se dormo qui?”, aveva chiesto alla madre. Ed è iniziata così una notte durata fino all’aprile dell’anno dopo, quando è riuscita a fuggire con l’aiuto di un familiare, inventando un’emergenza. “Ho pianto per un’ora – ricorda Elisa – toccavo le mani della persona che era con me per assicurarmi di essere realmente io, di essere viva”. Nel corso di quella che Elisa ha vissuto come una prigionia, in una casa in cui “ogni angolo era videosorvegliato”, lei e il fidanzato non hanno mai litigato: “Non ci si arrivava a litigare: si accaniva contro di me in modo brutale quando percepiva il mio disappunto su qualcosa”, spiega. Anche su cose banali: “Come la scelta della serie tv da guardare. Quando andava bene mi sminuiva, dicendomi che non valevo niente, diversamente mi aggrediva con oggetti o a mani nude. In pochi mesi ha frantumato la mia personalità”.
Ad aprile saranno due anni che è scappata, due anni da quando ha chiesto aiuto la prima volta, appena cinque mesi da quando ha ottenuto le tutele previste per le vittime di abusi e reati come lo stalking. Per quanto rassicurata dalla notifica dell’avvio delle indagini e delle misure restrittive, non riesce a scaricare l’ansia: “di notte non chiudo occhio, dormo poco durante il giorno”. E non è ancora in grado di perdonarsi: “Ci vuole tempo per perdonare me stessa: ho pensato di meritare tutto quello che mi faceva e che sarebbe durato per sempre, finché non sarei rimasta uccisa. Ora mi sto ricostruendo e mi percepisco più forte, ma ho subito un annientamento totale”.