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Addio a Luigi Lucchi, storico sindaco di Berceto. Si autodenunciò per aver tradito la Costituzione

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Addio a Luigi Lucchi, storico sindaco di Berceto (Parma). Se ne è andato a 69 anni a causa di una malattia che lo debilitava da tempo. Lucchi è stato primo cittadino del “Paese di montagna più vicino al mare”, come amava definire Berceto, dal 2009 al 2024 per tre mandati. Una storia di passione politica e di attaccamento all’appennino. Esponente del Psi, in più di un’occasione era salito alla ribalta dei media per azioni provocatorie, sempre finalizzate alla difesa della montagna, alla promozione di Berceto e a sostegno della collettività. L’attuale prima cittadina, Simona Acerbis, ha annunciato il lutto cittadino.

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Un impegno che è andato anche oltre i confini locali. Sua l’idea di gemellare il Comune con la riserva indiana del Sud Dakota. Nel 1988 fece intitolare il parco di Berceto a Tatanka Yotanka, alias Toro seduto. Si era dedicato a sostenere il leader curdo Abdullah Ocalan, facendo irretire la Turchia a livello diplomatico. E poi il funerale a Paperon dè Paperoni, nel 2016, per denunciare il grave stato di crisi delle finanza dei piccoli enti pubblici. Tre anni prima aveva manifestato in mutande e fascia tricolore davanti al Quirinale per protesta contro i tagli del governo Monti. Si autodenunciò ai carabinieri per alto tradimento alla Costituzione: “Sono colpevole, come ogni italiano, di non averla difesa”. Lucchi è stato in prima fila anche contro la lotta alla criminalità con l’impegno a destinare a uso civico i beni confiscati nel territorio.

Poche ore prima di andarsene, Lucchi aveva scritto sui social: “Tutta la mia vita, ancora adesso, s’è appoggiata e si poggia sul fatto che in tanti mi hanno voluto e mi vogliono bene. Si poggia su cose imparate in casa da mio padre, mia madre, mio zio e zie: non avercela con nessuno, parlare con tutti, non usare mai la cattiveria per nessuno, perdona sempre. Si poggia sulla passione politica. S’è anche sempre appoggiata sul monito che mi ha fatto mio zio don Giuseppe quando ha saputo che mi ero iscritto a un partito, il Psi: ‘Luigi, se puoi aiuta tutti ma in cambio non pretendere neppure un caffè’”.

“Un sindaco che non ha mai smesso di far rumore per la sua comunità. Istrionico e unico, capace di trasformare un piccolo paese di montagna come Berceto in un punto di riferimento per tutta la provincia e persino per l’Italia”, così Federico Pizzarotti. “Piango l’amministratore e politico appassionato, il socialista utopico. Con lui ho discusso animatamente, ci siamo scontrati, riabbracciati, ma sempre rispettati. Berceto perde un pezzo della sua storia”: scrive da Bedonia Gianpaolo Serpagli. “Sei stato un sindaco grande di un piccolo e splendido paese, che hai amato e curato come fosse un figlio, con la passione che ci spinge a fare questo mestiere. Sono contento di averti conosciuto”, il commiato di Michele Guerra.

“Abbiamo condiviso insieme molti anni, combattendo per la via Francigena prima e per la tutela dei piccoli Comuni e del nostro territorio poi. Sei stato in prima linea – ricorda l’ex presidente della Provincia Andrea Massari – nella battaglia che abbiamo fatto, insieme a tanti, per difendere Corchia e le vecchie miniere dalla loro riapertura. Hai combattuto, a volte scontrandoti con i colleghi, per difendere l’autonomia e la dignità dei Comuni dalla prepotenza dei poteri centrali. A volte hai vinto, a volte perso, ma non ti sei mai arreso e mai hai rinunciato a denunciare al mondo ingiustizie locali e globali. Hai faticato molto negli ultimi anni combattendo contro la malattia, che tu stesso dicevi ti eri cercato fumando, fumando, fumando”.

Fra.Na.

 

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