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Liposuzione: quando farla e quando andare per vie legali

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Liposuzioni sotto processo? Ebbene sì, le cronache parlano chiaro. Sono in aumento le denunce di pazienti, uomini e donne, che hanno vissuto in prima persona la trasformazione di un sogno in un vero e proprio incubo. C’è chi si affida alle mani del chirurgo estetico immaginandosi già con le gambe più snelle, i fianchi modellati, le braccia affilate, il mento rientrato e la pancia finalmente piatta ma poi si ritrova a dover combattere con problemi più inquietanti dell’inestetismo di partenza. Ematomi o addirittura sieromi (raccolta di liquido travasato dai vasi sanguigni e linfatici), infezioni, compressione dei nervi con alterazione della sensibilità, irregolarità cutanee con epidermide ondulata, cicatrici deturpanti e nei casi più gravi, fortunatamente rari, embolie, perforazioni viscerali, setticemia e shock anafilattico.

Insomma, anche per la liposuzione, come per tutti gli interventi, c’è un rischio calcolato che va soppesato attentamente prima di porre la firma al consenso informato. Spesso, infatti, si acconsente frettolosamente, senza valutare le possibili reazioni avverse o complicanze. Di più: spesso ci si opera senza una precisa indicazione all’intervento. Con l’aiuto di due chirurghi plastici ed estetici, ecco tutto quello che devi sapere prima di deciderti per la “lipo”.

Le sorprese post operatorie

Quali sono gli inestetismi o i disturbi che si possono manifestare dopo l’intervento? «Uno dei più frequenti, oltre alle ecchimosi cutanee (riassorbibili nel giro 2-3 settimane) è la formazione dei cosiddetti bozzi post-liposuzione», spiega il dottor Salvatore Marrocco, specialista in chirurgia plastica ed estetica presso il Centro Medico Med di Padova.

«Si formano per due ragioni: accumulo di liquidi in un punto solo (i cosiddetti sieromi), con un danno transitorio e la risoluzione accelerata da qualche massaggio linfodrenante, o comparsa di tessuto cicatriziale, duro e fibroso, come un nodulo che si forma sotto la pelle. In questo secondo caso i noduli cicatriziali possono rimanere stabili o autorisolversi nell’arco di 3-4 mesi. Infatti, con il passare del tempo e la buona abitudine all’automassaggio, i bozzi tendono ad ammorbidirsi e a ridursi di volume. Quello che invece si configura come un inestetismo permanente è la pelle ondulata, cioè con aree depresse alternate ad altre elevate, imputabile alla malpractice medica. Perché é evidente che il chirurgo ha manovrato le cannule troppo superficialmente, non rispettando il giusto piano di profondità».

E che dire del rischio cicatrici? Le microincisioni della liposuzione sono in genere molto sottili e posizionate, dove è possibile, in aree poco visibili come le pieghe cutanee (per esempio quelle inguinali, sotto i glutei o nel lato posteriore del ginocchio). E anche quando non sono nascoste, per esempio intorno all’ombelico per una “lipo” addominale, sono larghe quel tanto che basta a inserire una cannula di 2 mm di diametro. Alcune volte, però, dopo 4-6 mesi dall’intervento compaiono degli esiti cicatriziali brutti a vedersi. Ciò dipende solo in parte dalla mano del chirurgo.

«Se la cute di un paziente tende a cicatrizzare male, formando dei cheloidi (“cordoncini” duri, arrossati e in rilievo) la responsabilità non è sempre del medico», puntualizza il dottor Morrocco. «Dipende dalla qualità e dalle caratteristiche intrinseche della pelle, come spessore, elasticità, turgore e idratazione, oltre che dall’età del paziente: più è giovane, più la cute reagisce con un processo infiammatorio, che porta a una iperproliferazione di tessuto cicatriziale, quasi un eccesso di riparazione. Si forma così una cicatrice esuberante, non imputabile all’incapacità del chirurgo».

Tanti chili da perdere? Prima ci vuole la dieta

Un altro importante aspetto da valutare, è la presenza o meno di un’indicazione all’intervento. Ovvero: la liposuzione è realmente la tecnica chirurgica più adatta a risolvere il problema? Perché ogni paziente è un caso a sé e il medico coscienzioso non può applicare gli stessi criteri su una persona che pesa 120 kg e su una che ne pesa 70.

«Per chi è obeso e ha più di 15-20 kg da perdere la liposuzione è controindicata: addome, cosce, fianchi, glutei e braccia sono “oversize” e occorre dissuadere il paziente dal tentare facili scorciatoie. Bisogna convincerlo a dimagrire prima di intraprendere qualsiasi intervento chirurgico», puntualizza il dottor Salvatore Marrocco. «Può invece essere indicata alle donne con la silhouette “ad anfora” o “a pera”. Presentando uno squilibrato rapporto tra la circonferenza della vita e quella dei fianchi, hanno un busto abbastanza stretto ma un sedere e delle gambe molto grosse, afflitte dalla pelle “a materasso” che indica cellulite in stadio avanzato. In questo caso, si interviene riducendo le circonferenze dalla vita in giù, così da restituire alla silhouette una forma più proporzionata».

È però sbagliato puntare tutto ed esclusivamente sulla lipo: rimodellare la parte inferiore del corpo passa anche attraverso l’adozione di una dieta ipocalorica, un’attività fisica regolare (tapis roulant, nuoto, step, cyclette) e, perché no, un ciclo di massaggi drenanti alternati a fanghi e bendaggi. Teniamo ben presente che la liposuzione non fa miracoli: può arrivare a togliere un massimo di 4 litri di grasso (pari a 4 kg) per seduta operatoria, onde evitare di creare squilibri elettrolitici e repentini cali dell’emoglobina in quanto un po’ di sangue si perde sempre.

Scegli la tecnica che fa per te

Oltre che di liposuzione, si parla anche di liposcultura e di laserlipolisi. Ecco quali sono le principali differenze.

1) La liposuzione tradizionale prevede il solo utilizzo di cannule aspiranti che vengono mosse manualmente dal chirurgo, con un movimento in avanti e indietro, al fine di rompere il grasso in modo meccanico, con la sola forza del gesto. Per questo lascia vistose ecchimosi ed ematomi per alcune settimane.

2) La liposcultura rappresenta un’evoluzione della liposuzione in quanto mira non soltanto a distruggere il grasso (con il rischio che la pelle appaia “svuotata”) ma anche a rimodellare i volumi, al fine di ottenere risultati armonici», spiega il dottor Marrocco. «Ridisegna le forme trasferendo quantità di adipe da una zona in cui è in eccesso a un’altra in cui è deficitaria. Un esempio? Dall’addome (sovrabbondante) ai glutei che, invece, hanno bisogno di essere risollevati».

3) Sia che si punti a una sola area del corpo da snellire, sia che si proceda a un più vasto lavoro di ridistribuzione dei volumi, può essere usato il laser. Tant’è che si parla di liposuzione e di liposcultura laser assistita. «Metodo mininvasivo, può essere eseguito in un ambulatorio chirurgico, purché l’area da trattare non sia molto estesa», precisa il professor Sergio Noviello, chirurgo estetico e specialista in microchirurgia a Milano, docente ai master in Medicina e chirurgia estetica all’Università di Catania. «In questo caso la liquefazione del grasso avviene per mezzo di un laser connesso a una sottilissima fibra ottica. Il più usato è il Neodimio- Yag (1064 nm) che ha come target specifico il grasso. Altamente selettivo, risparmia cute, vasi e nervi».

Lipo sempre più soft con la tecnica ideal

Ideata nel 2022 dal professor Sergio Noviello e dal suo gruppo di ricerca, si chiama Ideal (acronimo di “infiltrazione”, “distruzione”, “equalizzazione”, “aspirazione” e “livellamento”) e fa parte delle cosiddette tecniche BAT, una nuova strategia chirurgica che riassume il concetto di “Bloodless Atraumatic Technique”. Lo scopo? Ridurre fino ad azzerare il traumatismo dei tessuti e il sanguinamento intraoperatorio, in modo da evitare la formazione di ecchimosi ed ematomi nel post.

Come funziona questa lipo ultrasoft? «Utilizziamo delle cannule vibranti, sempre di 2 mm che, grazie a vibrazioni meccaniche, rimuovono il grasso dai setti connettivali che lo imbrigliano», spiega il professor Noviello. «Il tessuto adiposo viene così indebolito e, risultando più morbido e malleabile, aspirato senza traumi dalle cannule. Inoltre, l’azione di livellamento dei tessuti trattati, realizzata sempre dalla sequenza di vibrazioni, previene le irregolarità della superficie cutanea. Così la pelle appare liscia e uniforme in ogni suo punto».

Liposuzione, quando andare per vie legali

Fallito l’obiettivo di un miglioramento estetico, ti ritrovi con la pelle “bitorzoluta” e asimmetrica, cicatrici e magari anche un’alterata sensibilità cutanea. E se chiedessi un risarcimento danni? «In Italia si contano circa 1 milione e 200 mila interventi di natura estetica, e nel 2-3% dei casi si ricorre alle vie legali, con circa 20.000 richieste di risarcimento all’anno», esordisce l’avvocato Enrico Maria Caroli, consulente di Periplo Familiare, l’associazione che assiste le vittime di errori medici, su tutto il territorio nazionale.

«Gli interventi più a rischio di cause legali sono la mastoplastica additiva, la blefaroplastica e la liposuzione. La chirurgia estetica è la branca della medicina più interessata da errori che, il più delle volte, sfociano in una richiesta di risarcimento danni, anche in ragione dell’ “obbligo di risultato” vigente. Ed è sempre in questo campo che si riscontrano, non di rado, sedicenti medici, del tutto sprovvisti del titolo (e della competenza) che consente loro di operare».

Tra l’altro i danni associati alla liposuzione sono spesso irreversibili, data la difficoltà di intervenire una seconda volta su tessuti già trattati. «Aspetto esteriore a parte, il disagio più grave in questi pazienti è psicologico: si sentono traditi, presi in giro e arrivano ad addossarsi le colpe. Per questo è importante rivolgersi a chi di competenza per accertare la responsabilità medica (negligenza, imprudenza, imperizia ecc..) e il risarcimento dovuto», prosegue l’avvocato Enrico Maria Caroli.

Periplo Familiare offre un valido supporto, con la prima consulenza on line gratuita. Info: periplofamiliare.it, numero verde: 800-210708.

Identikit del grasso sottocutaneo o viscerale?

È questa la discriminante nella valutazione medica per la lipo, perché l’intervento è indicato solo per ridurre lo strato adiposo situato sotto l’ipoderma. È qui che agiscono le cannule o le fibre-laser, rimuovendo e sciogliendo i cuscinetti. Il grasso viscerale, invece, tipico di chi è obeso, è immagazzinato all’interno della cavità addominale e avvolge i visceri. In questo caso la liposuzione è controindicata, inutile se non dannosa. E il medico onesto lo deve ammettere e, piuttosto, indirizzare il paziente verso un percorso dimagrante, per la salute prima ancora per l’estetica, riservandosi di intervenire in seguito per rifinire le zone rimaste rotondette nonostante i chili persi come la culotte de cheval, l’esterno cosce o l’area compresa tra l’ombelico e il pube.

«Per capire se si tratta di grasso sottocutaneo o viscerale il chirurgo chiede al paziente di risucchiare la pancia, come per trattenere il fiato», spiega il dottor Salvatore Marrocco. «Se l’addome rientra completamente, è viscerale. Viceversa, se rimane una losanga di pelle pendula che il medico può pinzare tra indice e pollice, è sottocutaneo». Gli strumenti per una valutazione accurata, comunque, non mancano: da quelli basic, come bilancia e centimetro da sarta, a quelli più sofisticati come la plicometria (la misurazione dello spessore delle pliche cutanee tramite uno strumento chiamato plicometro) o la bioimpedenziometria. Quest’ultima valuta la composizione corporea, fornendo una stima della percentuale di massa magra (muscoli), grassa e acqua intra ed extracellulare.

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