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Per i giudici di primo e secondo grado, la ‘Ndrangheta ebbe un ruolo nelle stragi di mafia e nelle trattative che si alternarono in quei mesi. Il boss palermitano Giuseppe Graviano e il calabrese Rocco Filippone erano stati condannati all’ergastolo, individuati come mandanti dei tre attentati calabresi contro i carabinieri, che fra il 1993 e il 1994 costarono la vita ai brigadieri Antonio Fava e Vincenzo Garofalo, e gravi ferite ad altri quattro militari. Adesso, la Corte di Cassazione annulla l’ergastolo per quegli attentati e rinvia il processo a una nuova valutazione della corte d’assise d’appello di Reggio Calabria. Una decisione a sorpresa, il sostituto procuratore generale Antonio Balsamo aveva chiesto la conferma della condanna. Il collegio della Suprema Corte ha deciso diversamente.
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“Spero che su questa decisione non pesi la fatwa sul processo Trattativa Stato-mafia”, dice l’avvocato Antonio Ingroia, l’ex pubblico ministero di quel processo, che oggio come legale di parte civile assiste i familiari dei militari, assieme al collega Giuseppe Canzone. La sezione che ha annullato il processo ‘Ndrangheta stragista è la stessa che ha bocciato il processo Trattativa, anche se il presidente del collegio è diverso. Oggi, la Cassazione ha confermato soltanto la condanna per il reato associativo di Filippone.
Il caso
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Eppure, i giudici d’appello scrivevano: “Gli elementi emersi nel processo delineano un quadro ricostruttivo granitico e convergente in ordine all’implicazione dei più alti livelli ‘ndranghetistici nei delitti in esame ed alla loro interazione con la mafia siciliana, la massoneria e i servizi segreti, nonché sul tema di Falange Armata”. Valutazione che non ha convinto la Cassazione, non sappiamo ancora il perché, le motivazioni saranno depositate in un secondo momento. Per i giudici d’appello “è stato dimostrato il pieno ed indefettibile coinvolgimento della ‘Ndrangheta in delitti di carattere cosi? eclatante non soltanto per la generalità dei cittadini, ma altresì per le istituzioni tutte dello Stato”. Una ricostruzione che adesso viene messa in discussione dalla Suprema Corte.