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Reggio Calabria, due minorenni violentate e costrette al silenzio: “Da sole contro tutti”

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REGGIO CALABRIA – Per oltre un anno quindici uomini e ragazzi, alcuni persino minorenni, hanno abusato di due ragazzine, costrette al silenzio da paura, ricatti, vergogna, come dal potere di intimidazione che il solo nome di una famiglia di ‘ndrangheta ancora evoca. Ci sono altri tre nomi da aggiungere alla lista degli stupratori scoperti oltre un anno fa a Seminara, in provincia di Reggio Calabria, dall’inchiesta Masnada della procura di Palmi. Li ha scovati e per loro ha chiesto e ottenuto l’arresto e il trasferimento in Ipm la procura per i minorenni di Reggio Calabria, perché tali erano all’epoca dei fatti. E come gli altri – è emerso dalle indagini – hanno approfittato di due ragazzine, ridotte a cose da usare, prestare o offrire, da filmare e poi deridere.

Stupro di gruppo su una minorenne a Reggio Calabria, arrestati in nove. C’è anche l’ex fidanzato della vittima

16 Ottobre 2024

Video inequivocabili

Si è scoperto nel corso delle indagini approfondite partite dopo i primi arresti, quando sono stati sequestrati i cellulari del fidanzato di una delle due e degli amici che in quel momento partecipavano alle violenze. In messaggi e chat, sono stati trovati i video degli stupri, in cui si ascoltano distintamente gli indagati insultare, deridere e offendere le ragazze mentre subivano violenze di ogni genere. Anche i tre diciottenni arrestati oggi, minorenni all’epoca dei fatti – ha scoperto la procura per i minorenni guidata da Roberto Di Palma – erano pienamente coinvolti.

Inchiesta nata dalle conversazioni intercettate durante un’indagine antimafia

All’epoca, l’inchiesta non è partita da una denuncia o una richiesta d’aiuto. Alcuni dei ragazzi poi arrestati erano “persone di interesse investigativo” nell’ambito di un’inchiesta antimafia: uno è un rampollo di un clan locale, altri parentele strette con esponenti delle famiglie di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro. “

“Abbiamo seguito in diretta – aveva spiegato il procuratore dell’epoca, Emanuele Crescenti – le organizzazioni delle violenze”. Da qui la decisione di intervenire subito in soccorso delle due ragazzine, nonostante ci fosse il sospetto di un numero assai più ampio di persone coinvolte.

Ragazzine abusate dai rampolli dei clan, quattro arresti. Con loro il figlio di un politico

Alessia Candito

15 Novembre 2023

Silenzio imposto dalla paura e dai clan

Le indagini successive non hanno fatto che confermare i sospetti, oltre al potere di intimidazione che quel gruppetto avesse nonostante la giovane età. Rampolli di ‘ndrangheta, figli di politici locali o di maggiorenti del paese: in un contesto piccolo e chiuso come Seminara, quel gruppetto rappresentava il potere. E le ragazzine si sono piegate. Su una di loro, a far pressione era anche la sua famiglia.

Una delle vittime costretta al silenzio dalla famiglia

Dopo i primi arresti, per mesi il fratello, la sorella e i rispettivi compagni di una delle due vittime per mesi hanno tentato di farla ritrattare. “Devi stare muta”, le ordinavano, “Ma perché non ti ammazzi?”, ripetevano costantemente alla ragazza, già estremamente provata dalle violenze subite. “Sei pazza”, le ripetevano. E hanno anche tentato di farla dichiarare tale: per lei avevano già prenotato una visita psichiatrica con l’obiettivo di farla dichiarare incapace di intendere e di volere. Nel frattempo si davano da fare per far sparire le prove, coprire le tracce. Simulando uno smarrimento hanno disattivato la scheda telefonica intestata a uno di loro e che la ragazza usava.

Ma la procura, consapevole delle pressioni che anche dopo i primi arresti le due vittime hanno subito, non ha mai smesso di monitorarle. E per i quattro sono scattati i domiciliari. Un mese fa, un’altra salva di arresti, altri aguzzini individuati. Sono nove, hanno fra i 21 e i 32, quattro sono finiti ai domiciliari, quattro in carcere, uno dietro le sbarre per altri motivi ci stava già. Altri tre, appena diciottenni, sono finiti in manette questa mattina. L’ennesimo capitolo di una storia squallida, che potrebbe non essere l’ultimo.

 

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