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Il caso Bari potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri lunedì o, al più, fra il 27 e 28 dicembre. La città — ma soprattutto i suoi amministratori — restano con il fiato sospeso a tre giorni dal Natale, in attesa che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sciolga la riserva sul provvedimento da prendere nei confronti dell’amministrazione comunale, che proprio a cavallo del passaggio tra l’era di Antonio Decaro e quella di Vito Leccese, è stata passata al setaccio da una Commissione di accesso agli atti. Indiscrezioni romane già da settimane danno come archiviata l’ipotesi dello scioglimento del Consiglio comunale, alla luce della relazione inviata a inizio novembre dal prefetto, Francesco Russo, che non avrebbe evidenziato situazioni talmente gravi da far ipotizzare l’esistenza di quegli «univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti degli amministratori con la criminalità organizzata o forme di condizionamento degli stessi», necessari per far cadere l’amministrazione. Ma resta il grande punto interrogativo delle società partecipate (Amtab, Amiu, Amgas, Retegas e Multiservizi), che potrebbero essere commissariate.
Su tutte sono stati effettuati accertamenti, considerato che l’invio dei commissari è nato dopo che l’inchiesta “Codice interno” ha mostrato l’esistenza di condizionamenti sull’Amtab da parte del clan Parisi. Situazioni particolari sarebbero state riscontrate anche in altre società comunali, con presenza di pregiudicati e procedure selettive in qualche caso opinabili. Ma quali saranno le conseguenze è difficile ipotizzarlo. Oltre all’opzione commissariamento delle società, la legge prevede anche la possibilità di prendere provvedimenti su singoli dirigenti o dipendenti, nel caso in cui fossero emerse loro mancanze. O ancora, di prescrivere per un determinato periodo di tempo forme di controllo più stringenti su alcuni settori della vita amministrativa del Comune o delle municipalizzate. Tali eventuali provvedimenti verrebbero firmati direttamente del ministro dell’Interno, senza la necessità di essere approvati dall’intero esecutivo (come avviene nel caso di proposta di scioglimento).
Qualunque decisione, è evidente, porterà con sé grossi strascichi politici, come è accaduto già nel momento in cui fu nominata la commissione d’accesso agli atti. All’epoca, in piena campagna elettorale, il centrodestra usò quello strumento per attaccare l’allora sindaco Decaro e oggi, qualunque sarà la decisione di Piantedosi, potrebbe diventare un’altra clava da brandire contro l’europarlamentare del Pd. Seppure la sua esperienza europea è cominciata da appena sei mesi, non è un segreto per nessuno che su Decaro convergano sollecitazioni e aspettative del centrosinistra per una sua candidatura alla presidenza della Regione. Lo stesso governatore Michele Emiliano lo ha più volte nominato come erede naturale e anche su molti tavoli di coalizione si continua a fare il suo nome. In primavera, del resto, la spada di Damocle di un possibile scioglimento per mafia del Consiglio comunale piuttosto che far calare la fiducia dei cittadini ha rinsaldato il suo elettorato, portandolo a conquistare quel mezzo milione di voti grazie ai quali è arrivato al Parlamento europeo.