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Nei giorni scorsi, i poliziotti della Sisco si sono presentati negli ospedali di Palermo chiedendo notizie su eventuali passaggi – per visite o ricoveri – di quindici persone: la lista si apre con Bonafede Andrea, classe 1963, di Campobello di Mazzara; prosegue, con Giglio Giuseppe, non ancora chiaramente identificato; seguono Accardo Vito e Bono Gaspare, pure loro di Campobello di Mazara, come tutti gli altri. Tutti tranne due: Alberto Santangelo, nato in Venezuela il 6 gennaio 1963 e Simone Luppino nato a Castelvetrano il 7 novembre 1964. Sono le quindici identità utilizzate dal super latitante Matteo Messina Denaro negli ultimi anni.
Messina Denaro, indagato primario Oculistica a Palermo: visitò il boss. “Ma non sapevo chi fosse”
Al momento dell’arresto, il 16 gennaio 2023, i carabinieri del Ros gli trovarono alcuni documenti dentro un borsello: sono le carte d’identità di Andrea Bonafede, di Melchiorre Corseri, di Giuseppe Gabriele, di Giuseppe Indelicato, di Giovanni Salvatore Giorgi. Di Giorgi e Gabriele aveva anche le patenti. Con la sua fotografia. Carte d’identità e patenti di ultima generazione, e questo apre una serie di interrogativi: chi sono i complici che hanno confezionato questi documenti falsi così ben fatti?
Nel covo di Campobello di Mazara c’erano pure delle fotocopie di carte d’identità, quelle di Salvatore, Giuseppe, Gaspare e Renzo Bono, quelle di Alberto Santangelo, Giuseppe Gabriele, Vito Accardo e Vito Fazzuni. Sono fotocopie consegnate dagli interessati o da qualche complice che magari lavora in un’agenzia di assicurazione o di disbrigo pratiche?
Messina Denaro, i segreti del padrino custoditi da mafiosi e colletti bianchi
La procura diretta da Maurizio de Lucia continua a cercare dentro i misteri di una latitanza durata trent’anni: si cerca di dare un nome ai soprannomi anche misteriosi, da Parmigiano a Fragolina, a Reparto. Per questa ragione, i carabinieri del Ros e i poliziotti del Servizio centrale operativo non hanno mai smesso di esaminare la gran mole di documentazione ritrovata nell’appartamento di via Cb 31. E c’è il concreto sospetto che ci sia altra documentazione nascosta da qualche parte: mancano infatti i pizzini relativi agli affari. E, chissà, se esiste ancora l’archivio con i segreti di Cosa nostra, l’archivio di Salvatore Riina che secondo il pentito Antonino Giuffrè sarebbe stato affidato a Matteo Messina Denaro. Il mistero dei misteri.
Per certo, negli anni scorsi, Messina Denaro poteva contare su alcuni fidati falsari. Lui stesso ne aveva parlato ai magistrati di Palermo, nel secondo interrogatorio, il 7 luglio 2023: «Carte d’identità ne ho avute sempre a quantità». E aggiunse: «Tutti i miei documenti vengono da Roma, perché a Roma ci sono documenti per chiunque, documenti seri. C’è una strada in cui vanno tutti». Nel 2009, la polizia aveva arrestato Domenico Nardo, l’imprenditore romano titolare della “World Protection srl” che si occupa di fornire bodyguard nel mondo dello spettacolo: lui forniva le carte d’identità al padrino. Due anni prima, la squadra mobile di Palermo aveva trovato un altro riferimento nei pizzini di Salvatore Lo Piccolo: il boss palermitano gli aveva mandato una carta d’identità in bianco.
Nei giorni scorsi, la polizia ha perquisito lo studio di un noto oculista palermitano, Antonino Pioppo, primario all’ospedale Civico: nel covo del boss c’erano due prescrizioni del professionista palermitano. Una del 2020, riferita al paziente Andrea Bonafede. L’altra del 2016, per il paziente Giuseppe Giglio. Pioppo, già sentito dai magistrati, ha detto di non aver mai saputo del vero Messina Denaro. Ma com’è possibile che non si sia accorto di un paziente con due identità diverse? Ha detto di non averci fatto caso, posto che ogni giorno visita decina di persone. I poliziotti della Sisco di Palermo hanno perquisito non solo lo studio del medico, ma anche altri suoi immobili. E, adesso, attendono la documentazione dagli ospedali: negli ultimi tempi, Messina Denaro Andrea Bonefede avrebbe fatto anche una visita oculistica alla clinica Maddalena, dove era in cura per un tumore.