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L’elezione dei giudici vacanti della Consulta, la separazione delle carriere, le armi a Kiev ma anche la legalizzazione della cannabis. Sono i fronti principali che attendono governo, maggioranza e opposizioni alla ripresa dei lavori dopo la pausa per le festività di fine anno.
Archiviata la manovra, che di fatto ha ‘espropriato’ il Parlamento fino all’approvazione del prossimo 28 dicembre, si apre infatti una fase decisamente impegnativa, che ha come prima importante deadline il 20 gennaio: quando i giudici della Corte costituzionale dovranno decidere sull’ammissione del referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata.
Eleggere i giudici della Consulta
Dopo diverse fumate nere, la Corte costituzionale ha solo 11 dei suoi 15 componenti, il minimo legale per poter deliberare. Proprio la scadenza sull’autonomia impone che dopo l’Epifania nel Parlamento si trovi un accordo bipartisan per scegliere i quattro giudici mancanti, ed eleggerli in seduta congiunta: occorre infatti il quorum dei tre quinti, soglia che il centrodestra non raggiunge da solo.
La separazione delle carriere
Se alla riapertura del 7 gennaio la Camera sarà impegnata nella conversione dei ddl di ratifica di diversi accordi internazionali, già l’8 gennaio ci sarà il primo voto politicamente rilevante nell’aula di Montecitorio, chiamata a esprimersi sulle pregiudiziali di costituzionalità sollevate delle opposizioni contro la riforma della giustizia, e la discussa separazione delle carriere dei magistrati. Se la maggioranza, come è facile prevedere, supererà tale scoglio, la Camera dovrà affrontare la votazione degli emendamenti su cui le opposizioni promettono comunque battaglia.
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Le armi a Kiev
Poi c’è la questione degli armamenti a Kiev è un tema che divide sia le opposizioni (Pd e centristi a favore, M5s e Avs contrari) che la maggioranza. Nella Lega infatti sta prendendo piede l’ipotesi di un ordine del giorno che chieda almeno che si tratti dell’ultimo invio.
‘Scongelare’ il premierato
Secondo quanto declamato Giorgia Meloni ad Atreju, dovrebbe tornare nel vivo anche la riforma del premierato, cavallo di battaglia della premier, che il 9 terrà la tradizionale conferenza stampa di fine anno. Si attendono dunque passi avanti sia sulla tempistica che sui contenuti.
La Corte dei Conti
Altra sfida in cui è impegnata la maggioranza è una proposta di legge (del neo ministro Tommaso Foti) sulla Corte dei Conti, che nelle more di velocizzare l’utilizzo dei fondi del Pnrr, trasformerebbe però, secondo gli stessi magistrati contabili, la Corte da ente di sorveglianza ad ente di supporto della Pa. Anche il Quirinale ha acceso un faro sul testo: “Resti un garante imparziale”, ha affermato Mattarella.
La Giornata degli internati italiani
Alla ripresa a Palazzo Madama, mercoledì 8 gennaio, si discuterà dell’istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi, ddl proposto dal forzista Giorgio Mulè e già approvato alla Camera. La scelta della giornata del 20 settembre è stata definita tenendo conto che proprio in tale data, nel 1943, la Germania nazista modificò unilateralmente lo status dei militari italiani da prigionieri di guerra a internati militari. Si calcola che nel periodo che va dalla crisi dell’estate 1943 alla cessazione della guerra, circa 800mila italiani, militari e civili, vennero trasferiti coattivamente nel territorio del Terzo Reich, per essere impiegati come forza lavoro nell’economia bellica tedesca.
Legalizzazione della cannabis
Sempre l’8 gennaio infine, ma alla Camera, verranno affrontate due mozioni delle opposizioni –una del M5S, l’altra di Avs – per la legalizzazione della cannabis per finalità di carattere terapeutico e ricreativo.
Salva Milano
Tempi che si annunciano dilatati invece per il cosiddetto Salva Milano, la legge passata alla Camera per sbloccare lo stallo causato dei presunti abusi edilizi oggetto delle indagini su diversi progetti residenziali in città. Approdata a metà dicembre in Senato è partita la trattativa per riscrivere la legge, non condivisa da parte sia da parte della maggioranza che delle opposizioni. Nonostante il pressing del sindaco Beppe Sala, la possibilità che il testo venga emendato e torni di nuovo all’altro ramo del Parlamento resta in piedi.