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“Un ulteriore passo in avanti per una sanità moderna”. Così Fratelli d’Italia ha salutato l’entrata in vigore, prevista oggi dei nuovi Lea. Si tratta dei Livelli Essenziali di Assistenza: quelle prestazioni che il servizio sanitario nazionale deve necessariamente erogare ai cittadini a titolo gratuito (al netto dei problemi con le liste d’attesa).
I nuovi Lea però sono rimasti fermi ai nastri di partenza. Accanto alla lista delle prestazioni da garantire ai cittadini, il decreto del Ministero della Salute prevede anche il rimborso per chi materialmente quelle prestazioni le eroga. E visto che molte tariffe erano troppo basse o inferiori rispetto alle precedenti, il decreto è stato impugnato da centinaia fra associazioni ospedaliere private e laboratori privati accreditati con il pubblico, che temevano di non rientrare con i costi. Il Tar del Lazio oggi pomeriggio ha sospeso così il decreto dei nuovi Lea.
Non si tratta solo di uno stop. Ora si rischia il caos. I computer delle Asl avevano infatti già aggiornato le nuove tariffe. Ora, per poterle erogare, dovranno reinserire quelle vecchie. Nel frattempo non è chiaro quali soluzioni adottare.
L’argomento giuridico che ha permesso al Tar di bloccare il decreto, accogliendo il ricorso, è che alla nuova norma manca il criterio dell’urgenza, visto che “è stato adottato dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, delineando così l’insussistenza dell’urgenza”.
La sospensiva non riguarda le tariffe delle protesi, ma solo quelle delle diagnosi ambulatoriali. Il 28 gennaio è fissata la trattazione collegiale per la camera di consiglio. Dopo la decisione del Tar del Lazio viene posticipata anche l’entrata in vigore dei nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza, che attendono di partire dal 2017.
L’Unione nazionale ambulatori (Uap), Federanisap e Aiop “accolgono con grande soddisfazione e speranza la notizia della sospensione del nuovo nomenclatore tariffario da parte del Tar del Lazio, sospensione avvenuta a fronte del ricorso presentato dalle stesse associazioni”. Il nomenclatore sarebbe dovuto entrare in vigore oggi, 30 dicembre, “ma il rinnovo previsto avrebbe causato gravi danni agli ospedali pubblici in piano di rientro, essendo stato peraltro disposto e applicato in tempi lampo”.
“Il provvedimento – spiega una nota – prevedeva tagli ai rimborsi fino al 70%, sia per gli ospedali pubblici sia per i centri privati accreditati (il tariffario è identico per le due categorie), comportando pesanti perdite per le strutture sanitarie italiane, soprattutto nel Centro-Sud”.
“Uap, Federanisap e Aiop ora confidano nella capacità del ministero della Salute – conclude la nota – di riconoscere la necessità urgente di rivisitare il nomenclatore sospeso dal Tar e di correggere adeguatamente le tariffe”.
“Siamo convinti che il nuovo decreto tariffe violi i principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione. Le tariffe non tengono conto dell’incremento dei costi e delle difficoltà operative causate dalla pandemia e dalla crisi economica. L’istruttoria che ha condotto all’approvazione delle tariffe è risultata inoltre incompleta e lacunosa. Non è stata garantita una rappresentazione adeguata dei costi reali e delle esigenze delle strutture sanitarie accreditate”. Lo spiegano gli avvocati Giuseppe Barone e Antonella Blasi, del Forum Team-Legal Healthcare, che hanno seguito il ricorso al Tar del Lazio presentato dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative (Federanisap, Aiop, Uap).
“Il Tar del Lazio – dichiarano – ha accolto oggi l’istanza cautelare presentata contro il decreto ministeriale (pubblicato in Gu solo in data 27 dicembre con efficacia dal 30 dicembre) con il quale è stato emanato il Tariffario delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica. Il giudice del Tar Lazio, in funzione monocratica, dottoressa Giulia Lattanzi, ha così sospeso l’efficacia del Dm, fissando l’udienza collegiale per la data del 28 gennaio 2025”. Il ricorso mira a “evidenziare la carenza istruttoria, la mancata considerazione dell’andamento dei costi produttivi aggiornati e le criticità giuridiche e metodologiche del decreto”.