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Esistono posti in Italia in cui non nasce più nessuno. Perlopiù isolati in aree interne, alcuni arroccati su un monte, qualcun altro adagiato sul fondo di una vallata. Sono Comuni piccolissimi, trecento abitanti in media, vittime di un calo demografico che procede a passo iniquo e che minaccia di farli scomparire.
Qui i più giovani sono andati via da un pezzo, a volte tornano che sono già in pensione, e di fiocchi azzurri e rosa non se ne vedono più. Nel 2023 sono saliti a 358, trenta in più di quanti se ne contavano fino a cinque anni prima.
Il meno popoloso è Pedesina, sulle pendici del Monte Rotondo, 1032 metri di altitudine e 42 abitanti. È il secondo comune più piccolo d’Italia dopo Morterone, in provincia di Lecco, dove lo scorso gennaio si è festeggiata, però, la nascita della trentatreesima abitante: Marta.
I luoghi a zero nascite sono sparsi soprattutto tra Piemonte, Lombardia e Liguria, mentre sembrano immuni Puglia e Toscana. Ma a rischiare di sparire, più di altre, sono Molise e Abruzzo.
Incastonato tra le colline di Campobasso, il borgo di Provvidenti ha accolto la sua ultima neonata, Matilde, tre anni fa. Da allora il conteggio si è mosso solo al contrario e oggi si ferma a 99 abitanti, otto in meno del 2023.
«Qui anche una sola persona che va via fa la differenza. Se giovane, ancora di più». Per questo Robert Caporicci, sindaco dal 2020 e membro del consiglio nazionale dell’Anci, ha dichiarato battaglia allo spopolamento. Spazi gratuiti per le attività, investimenti sulla fibra ottica e prefabbricati del post terremoto, quello del 2002, riqualificati e affittati a soli 150 euro al mese.
Ma i risultati non sono ancora quelli auspicati e scarseggiano le coppie che nei prossimi anni potrebbero mettere su famiglia. «Facciamo il possibile, ma da soli non andremo lontano — avverte Caporicci — Per invertire la tendenza serve una pianificazione nazionale».
Nella descrizione quasi promozionale del primo cittadino, Provvidenti sembra un angolo di paradiso: «Senza inquinamento, delinquenza o difficoltà di parcheggio». Il problema, qui come altrove, è che i servizi si contano sulle dita di una mano. «Quelli essenziali ci sono tutti», assicura Caporicci. Tranne, però, un istituto scolastico, da quando la scuola elementare ha chiuso i battenti nel 2014.
Quella di Monteferrante, borgo abruzzese nella Val di Sangro, ha suonato l’ultima campanella vent’anni fa. Oggi l’età media valica i 70 anni, fatta eccezione per il periodo estivo, quando il paesino di centosette anime viene travolto dagli appassionati di trekking.
L’unica attività ancora in piedi è un piccolo ristorante, aperto un paio di giorni a settimana. «Ai giovani un posto così non basta, cercano un altro stile di vita», riconosce la sindaca Patrizia D’Ottavio, anche lei pendolare da un centro vicino.
Noasca, comune della città metropolitana di Torino, riesce a trattenere le giovani famiglie un po’ più a lungo, almeno finché i figli frequentano la scuola media. «È qui vicino, a dieci chilometri di distanza. Ma per le superiori bisogna spostarsi di più, così tanti preferiscono trasferirsi direttamente in un centro più grande. Il prossimo nucleo ci lascerà dopo l’estate».
Il primo cittadino, Domenico Aimonino, non nasconde il rammarico. E così di bambini non ne restano quasi più e il comune, che negli anni Ottanta aveva mille abitanti, teme l’estinzione. «Non riesco nemmeno a trovare un tecnico e un ragioniere per il Comune — lamenta Aimonino — La situazione peggiora in tutta la zona, prevedo accorpamenti in un futuro non lontano».
Qualcun altro se li augura: «Siamo tanti Comuni limitrofi da poche centinaia di abitanti, dovremmo stare insieme», sostiene Enzo Milesi, sindaco di Valnegra, Lombardia.
Altri ripongono le ultime speranze nel Pnrr. Come Calascio, tra le più gettonate mete dell’Aquila, 20 milioni di euro di investimenti per 125 residenti. «Abbiamo creato una nuova biblioteca, rinnovato le strutture pubbliche e stiamo realizzando un museo scientifico. Ma per chi lo facciamo? — si chiede Milesi — . La tendenza è costante: si continua a morire, ma non nasce nessuno».