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Obesità, arriva la nuova definizione: “Adesso la partita si sposta sui farmaci”

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«Un lavoro di cui si sentiva il bisogno. Da anni si dibatte sullo status dell’obesità come malattia e si cerca una definizione più precisa rispetto all’indice di massa corporea». Il voluminoso rapporto di Lancet sull’obesità clinica lascia però delle domande insoddisfatte secondo Lucio Gnessi, docente all’università La Sapienza di Roma e responsabile del centro di alta specializzazione per la cura dell’obesità al Policlinico Umberto I.

Obesi ma non troppo. “Dall’affanno al girovita, ecco i nuovi criteri che ci fanno più magri”

di Elena Dusi

15 Gennaio 2025

A cosa si riferisce?

«Si indica giustamente l’eccesso di tessuto adiposo come punto di partenza per la definizione di obesità. Non viene però fornito un valore soglia. Nel diabete ad esempio esiste un livello della glicemia che funge da discrimine ed è ben misurabile. Per l’obesità questi limiti restano un po’ sfumati».

Si lascia spazio al parere del medico nel giudicare se l’obesità ha causato un danno a un organo.

«Nella realtà sono davvero poche le persone con obesità che non hanno o non svilupperanno presto un danno d’organo. La situazione che la commissione di Lancet descrive come obesità preclinica mi sembra un po’ lasciata nel limbo. Si consiglia una sorta di vigile attesa, puntando a ridurre il rischio con dieta ed esercizio fisico, tenendo i farmaci in seconda linea. Tornando al paragone con il diabete, una persona con la glicemia alta può essere trattata con i farmaci anche se non ha un danno d’organo».

I farmaci per l’obesità e il loro costo enorme non sono l’elefante nella stanza di questo discorso?

«Il documento di Lancet potrebbe essere tradotto un domani in linee guida per i medici e in criteri di rimborsabilità per i sistemi sanitari pubblici e le assicurazioni. È un testo che parla ai medici, ma anche a chi si occupa di politica sanitaria e dovrà decidere come affrontare una spesa che si prospetta in aumento. Ma sono sicuro che il dibattito non finirà con il documento di Lancet. Ci sarà ancora molto da discutere».

 

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