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“Il giorno prima di essere liberata mi hanno interrogata per dieci ore. Gli interrogatori avvenivano incappucciata, con la faccia al muro. A interrogarmi era sempre la stessa persone parlava bene inglese e conosceva anche bene l’Italia, si capiva dai dettagli delle domande che mi facevano, mi hanno chiesto se preferivo l’impasto romano o napoletano della pizza. Bravissimo nel fare il suo lavoro spaventoso”.
Cecilia Sala racconta a “Che tempo che fa”, il programma di Fabio Fazio sul Nove, i 21 giorni della sua prigionia nel carcere di massima sicurezza di Evin, a Teheran, Iran, dove si trovava dal 12 dicembre per fare il suo lavoro, con un regolare visto giornalistico.
“In un interrogatorio sono crollata, mi hanno dato una pasticca per calmarmi, io l’ho mandata giù e lì c’è stata una pausa perché non riuscivo ad andare avanti”, racconta la cronista. “L’interrogatorio è fatto di momenti in cui ti fanno rilassare, ti danno una sigaretta, altri in cui ti stressano per farti crollare. L’isolamento non è solo nella cella, è anche questo, farti sentire sempre sola”.
Ora, dice Sala, “riesco a dormire, aiutata. Sono stata fortunatissima a stare lì dentro soltanto 21 giorni. Il recupero è sicuramente più rapido rispetto a chi è stato molti più giorni” in quelle prigioni.