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ROMA – I referendum sulla giustizia radical-leghisti incombono, piazzati dal governo al 12 giugno con le elezioni amministrative, mentre la riforma del Csm è ostaggio del centrodestra e di Iv che fanno la guerra sul sorteggio. E a questo punto Marta Cartabia ingrana la quinta e piazza per lunedì prossimo un incontro “a oltranza”. Non ci si potrà alzare dal tavolo se non sarà stato raggiunto un accordo. Mattarella ha appena detto che “la riforma del Csm non è più rinviabile” e dopo tre lunghi incontri di maggioranza è tempo di chiudere. Anche perché il testo è in calendario alla Camera dal 19 aprile. E le elezioni del Csm si dovrebbero tenere all’inizio di luglio.
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Emanuele Lauria
Anche una Guardasigilli aperta al dialogo come Cartabia dice che “bisogna andare avanti”. Tant’è che la sua agenda per lunedì è stata lasciata volutamente vuota. I partiti arrivano alle 10 e non se ne andranno finché l’accordo sul Csm non verrà raggiunto. Anche sulla legge elettorale, la questione più divisiva. Centrodestra e Iv vogliono il sorteggio. I renziani mandano di nuovo in campo il deputato e tuttora magistrato Cosimo Maria Ferri, nonostante sia sotto processo disciplinare al Csm per i fatti dell’hotel Champagne. Nessuno eccepisce la singolare presenza del da sempre leader di Magistratura indipendente – in liaison con Luca Palamara e Luca Lotti per sponsorizzare al vertice della procura di Roma Marcello Viola – per decidere una riforma contro le correnti.
E proprio Ferri boccia un possibile accordo su un sistema elettorale – proposto dalla responsabile Giustizia della Lega Giulia Bongiorno – che contiene sì la parola “sorteggio”, ma dei collegi elettorali e non dei magistrati candidabili. I sei più grandi verrebbero mescolati all’ultimo momento ai più piccoli in modo da sbaragliare le correnti. “Credo che questo sistema proposto da noi possa essere una soluzione finalmente incisiva” dice la stessa Bongiorno. Ferri invece la definisce “un sistema vecchio e già superato, non ci vuole il sorteggio dei collegi ma quello dei componenti”. La Lega insiste, e potrebbe agganciare anche la disponibilità di Cartabia che ha bocciato senza appello, come incostituzionale, l’ipotesi del sorteggio, seppure “temperato” (prima quello delle toghe, poi il voto sui sorteggiati). Potrebbe starci Forza Italia, mentre è deciso il niet anche di Enrico Costa di Azione. Il Pd, con il capogruppo in commissione Giustizia Alfredo Bazoli, si spende per il possibile compromesso.
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Liana Milella
Da via Arenula fanno notare che passi avanti ci sono stati, dall’intesa sulle “porte girevoli”, ai fuori ruolo, alle valutazioni di professionalità, al rinnovo delle commissioni per tre anziché quattro volte, all’incompatibilità tra chi sta in disciplinare e in quinta commissione che decide i capi degli uffici. Bloccata invece la riduzione da quattro a uno solo per i passaggi da pm a giudice, proprio per via dei referendum tra cui quello sulla separazione delle carriere. Gli altri quattro riguardano la legge Severino, gli avvocati nei consigli giudiziari, l’obbligo di 25 firme per candidarsi al Csm, la stretta per le misure cautelari. È un appuntamento che conta molto per la Lega. Il 12 giugno è vicino. Cartabia insiste per chiudere già adesso un accordo che regga anche al Senato, mentre proprio la senatrice Bongiorno chiede mani libere a palazzo Madama. Italia viva lo stesso. La risposta di Cartabia è netta: lunedì si rilegge tutto, testo ed emendamenti. Per chiudere un’intesa che non costringa il governo alla fiducia.