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C’è chi sa sempre che cosa vuole e chi, anche davanti al più semplice dei menu, è indeciso, non riesce mai a scegliere che cosa prendere. Intendiamoci, scegliere con attenzione, dopo aver meditato sulle varie opzioni, è una caratteristica positiva, e avere dei dubbi è comunque sintomo di consapevolezza. Ma troppo spesso l’incapacità di arrivare a un punto si trasforma in un blocco esistenziale che ci impedisce di progredire nella nostra vita.
Su questo tema ha riflettuto a lungo la psicoterapeuta Gianna Schelotto, che nel suo libro Vorrei e non vorrei (Mondadori, 17 €), pubblicato nel 2019, ci conduce alla scoperta dei tanti volti dell’indecisione e dei pensieri che vi si nascondono dietro. Sì, poiché come ci spiega la stessa esperta, «l’indecisione è una radiografia della psiche, racconta molto di noi e, soprattutto, ci fa capire quanto stiamo perdendo tempo. E perché».
Troppe possibilità confondono
Partiamo con un dato interessante. «Il numero degli indecisi sembra crescere di giorno in giorno», esordisce la dottoressa Schelotto. «Questo perché oggi viviamo circondati dalle opportunità. Siamo chiamati a scegliere tra un ventaglio molto vasto di proposte sia quando si tratta di compiere un piccolo passo nella quotidianità sia quando ci sono in gioco questioni più importanti alle quali legare il nostro futuro. Decidere dovrebbe essere una libera espressione di autonomia, conoscenza, volontà, desiderio, ma è proprio su questa sconfinata prateria di occasioni possibili che l’ansia blocca le capacità decisionali».
Un tempo non era così. Prendiamo, per esempio, i viaggi. Per una famiglia media, anche solo trent’anni fa, le opzioni potevano essere due o tre. Oggi, tutto sembra a portata di mano e di portafoglio. «E sapere che possiamo tenerci molte strade aperte nelle decisioni di tutti i giorni, automaticamente sta modificando il nostro atteggiamento anche nei confronti delle grandi scelte», aggiunge la psicoterapeuta.
L’indecisione è un modo per guadagnare tempo
Non a caso, una delle forme più diffuse di indecisione è la procrastinazione, ovvero l’arte insidiosa del rimandare. «Usare l’incertezza per guadagnare tempo è uno dei tanti stratagemmi che adottano gli indecisi per sottrarsi all’irruenza degli eventi», spiega la psicoterapeuta. A volte si tratta solo di un po’ di pigrizia o d’indulgenza verso se stessi, di voglia di sottrarsi a compiti noiosi, oppure può essere il bisogno di arrivare a un punto in cui non si può più rimandare. Ma se questa incapacità di affrontare situazioni e giudizi diventa un’abitudine permanente, allora rischia di provocare in noi un tale senso di inadeguatezza da non riuscire più a gestire impegni e doveri. Una condizione che, a lungo andare, ci condanna all’isolamento.
Paure inconsce
«Capire che la nostra indecisione ci rende infelici, abbassa la nostra autostima e si estende a macchia d’olio sulle relazioni è già un primo passo per tentare di sconfiggerla», spiega Schelotto. Gli step successivi non sono scontati, perché ci impegnano in una seria autoanalisi. «Ci dobbiamo interrogare per capire qual è il pensiero che genera questo continuo rimandare. Qual è l’imboscata che ci stiamo tendendo?», dice l’esperta. «Per esempio, c’è un mondo dietro l’impossibilità di scegliere tra un partner e l’altro. E quasi sempre i nostri dubbi non sono legati alle due persone di cui siamo innamorati», assicura l’esperta. «Ma a qualcosa di più profondo che scatena le nostre paure inconsce. Come quella di vivere un rapporto adulto, di assumersi delle responsabilità o ammettere a noi stessi che desideriamo un certo tipo di vita invece che un’altra. Conoscere il ragionamento che sta a monte delle nostre incertezze ci permetterà di scoprire qualcosa in più di noi e compiere scelte più calibrate su noi stessi e sulle nostre esigenze».
Ogni scelta è anche perdita
Infine, l’indecisione può nascondere il dubbio (e l’insicurezza) di non saper riconoscere le occasioni migliori e di non saperle cogliere al momento giusto. «Opzione A o B? Quando ci si trova a scegliere, scatta sempre una sorta di rimpianto anticipato per aver preferito una cosa al posto di un’altra», spiega ancora la psicoterapeuta. «Un atteggiamento che deriva dal fatto che un’opzione implica sempre la perdita dell’altra. Perciò, ritrovandosi in preda a terribili dilemmi e proiettati in un ipotetico futuro, si finisce per non agire. O per aspettare desiderando fortemente che qualcosa o qualcuno decida al posto nostro e ci costringa a prendere quella strada che avremmo già voluto prendere, ma non avevamo il coraggio di farlo. In questo modo, però, non facciamo altro che congelare la nostra esistenza, ignorando le necessità reali che stiamo vivendo in quel preciso momento».
Non tornare sui tuoi passi
Come si supera la paura del rimpianto? «In primo luogo, cercando di svelare i falsi desideri che nascondono quelli veri. Poi, avendo ben chiaro che una scelta sospesa è come un debito non pagato: lo si può rinviare quanto si vuole, ma lascia dentro un’esigenza segreta, che deve essere prima o poi soddisfatta. Infine, facendo un patto con noi stessi», consiglia la psicoterapeuta. «Nel momento in cui prendiamo una decisione dobbiamo pensare che quella scelta sia la migliore per noi nel momento in cui l’abbiamo fatta. Magari fra un giorno, un mese, un anno la potremo rimettere in discussione, ma mai rimpiangerla. Forse oggi agiremmo in maniera diversa, non perché all’epoca abbiamo commesso un errore, bensì perché non siamo più gli stessi di allora. La vita cambia e ci cambia, e di conseguenza anche le decisioni si adeguano alle nostre trasformazioni. In poche parole, ciò che abbiamo scartato non è un’occasione mancata, ma è qualcosa che non corrispondeva alla nostra volontà di quel preciso momento». Meglio ad aver deciso così, insomma.
Come agisce il cervello
Nel nostro cervello esiste un’area deputata alle decisioni. Una sorta di cabina di comando che dispone l’acquisto di un oggetto, il vestito da prendere dall’armadio, l’offerta di lavoro da accettare. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università della British Columbia, in Canada. Questa piccola area si chiama “abenula laterale”. Alcuni esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che “spegnendo” l’attività di questa area, il cervello di alcuni topini perdeva la capacità di scegliere l’opzione migliore e iniziava a decidere a caso. Le altre due aree cerebrali coinvolte nel processo di decisione sono il talamo e l’amigdala, e la corteccia. Le prime si attivano quando compiamo scelte istintive, di getto, basate su impressioni e sensazioni. La seconda, invece, si attiva con il ragionamento, la pianificazione e quindi con meccanismi di scelta più razionali.
Scrivi il tuo “life journey”
Devi prendere una decisione importante e non sai da dove cominciare? Per esempio, sei indecisa se accettare un’offerta di lavoro o rimanere al tuo vecchio impiego? Ecco un esercizio che ti aiuterà a superare la confusione e ti restituirà lucidità. Si intitola “Life journey”, viaggio della vita. «Stendere un life journey significa iniziare a mettere per iscritto i nostri futuri obiettivi ed entrare in contatto con le emozioni che questi ultimi suscitano in noi. Significa focalizzare ed interiorizzare in modo dettagliato i nostri bisogni, le nostre priorità, mettendo in collegamento passato e futuro», spiega Giuditta Tanzarella, life e business coach di Eoltre coaching. Ecco come fare.
Prenditi tempo per rispondere ad alcune domande
Chiediti come ti vedi tra un paio d’anni? Che cosa vuoi veder realizzato? Qual è la direzione più utile da intraprendere per arrivarci? Quali sono le tue priorità? Cosa ti guida e ti sosterrà nel tempo? Come posso mantenere viva la mia motivazione? Qual é la ragione per cui questi obiettivi sono cosi significativi per me?
Ora metto nero su bianco il tuo life journey
Scrivi le prossime tappe che vuoi raggiungere, indica anche quanto tempo pensi di dover impiegare per arrivare a ciascuna.
Poi passa all’azione
Comincia ad agire in modo concreto, partendo dalla prima tappa che hai pensato di voler raggiungere. Poi prosegui con le altre. «Con questo esercizio riuscirai a guidare le tue azioni nella direzione in cui vanno le tue scelte e i tuoi bisogni. E non avrai alcun dubbio che siano quelle giuste», conclude Tanzarella.
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