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È l’ora dei pontieri nel campo largo ormai diventato un campo minato. Lo strappo tra Enrico Letta e Giuseppe Conte è stato lacerante. Ci vorrà tempo per ricucirlo. Per ristabilire quel rapporto di fiducia che già le trattative per il Quirinale avevano incrinato e la polemica sulle spese militari ha precipitato verso il punto di rottura. Esattamente quel che un gruppo di volenterosi – il dem Francesco Boccia, il grillino Federico D’Incà, più defilato il leader di Leu Roberto Speranza – sta provando a evitare, convinto che in questa fase non si possa mettere a rischio la stabilità del governo e neppure l’alleanza di centrosinistra.
Spese militari, mediazione del Pd con M5S: saliranno al 2% del Pil, ma solo nel 2028
di
Matteo Pucciarelli
,
Giovanna Vitale
Non sarà un’impresa facile: nell’entourage di Conte, che i suoi descrivono ancora arrabbiatissimo, deciso a continuare una battaglia che ha già fatto guadagnare qualcosa nei sondaggi, prevalgono più i falchi delle colombe. Nemmeno lo sfiora – raccontano – l’idea di far pace con il segretario del Pd. Anzi. Il progetto è di aumentare la distanza, marcare le differenze, lavorando al contempo, di sponda con Salvini, per modificare la legge elettorale e arrivare a un sistema proporzionale che eviti di costringere il Movimento dentro una coalizione non più gradita. E pazienza se Letta chiede invece di voltare pagina – “Non inseguiamo i sondaggi, continuiamo a dimostrare serietà e responsabilità, questo alla fine premia sempre” – invitando tutti a lasciarsi le tensioni alle spalle per concentrarsi sulle risposte da dare al Paese contro il caro vita, gli aumenti in bolletta, le incertezze generate dalla guerra nella vita di famiglie e imprese.
È in questo clima che i “caschi blu” si sono messi all’opera. Al mattino èD’Incàa lanciare un ramoscello d’ulivo: “Il Movimento è la prima forza del Parlamento, chiediamo rispetto e non vogliamo mettere in discussione l’esecutivo, anzi credo che col Pd si possa continuare a lavorare come abbiamo fatto con il governoConte e scegliere candidati comuni alle amministrative”. Altrimenti, avverteBoccia che col capo dei 5S ha un filo diretto, “se ci dividiamo vince la destra”. Tocca infine a Speranza indicare il punto di incontro: “Le spese militari hanno bisogno di un livello di coordinamento europeo, non ci si protegge con una rincorsa nazionalista”. Il seme è gettato, ma non è detto che basti.