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ROMA – Fastidio e imbarazzo. “Conte? È passato dalle scie chimiche alle scie emotive”. La battuta di un piddino al governo racconta meglio del silenzio opposto da Letta cosa pensa dell’alleato il principale azionista del centrosinistra. Sempre più a disagio per alcune posizioni assunte dal capo 5Stelle, in apparenza più impegnato a smarcarsi dalla linea tracciata dal segretario dem su politica estera e collocazione internazionale dell’Italia che a indicare la direzione del Movimento in una fase tanto drammatica per l’Europa. Con un sovrappiù di ambiguità nei confronti di Putin (mai citato come aggressore) e di mistificazione tesa a schiacciare il Pd su un “oltranzismo bellicista” che non gli appartiene: dipinto dalla vulgata contiana a promuovere “una forsennata corsa al riarmo” invece che “una soluzione politica”. Al contrario di lui, s’intende.
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Francesco Bei
L’intervista rilasciata dall’ex premier aRepubblicaha scatenato una sollevazione generale. “Ma dove vuole arrivare?” la domanda che rimbalza sulle chat democratiche. Contrapposta alle dichiarazioni diLuigi Di Maiocontro “la guerra di Putin che condanniamo fermamente” e a favore dell’embargo del gas russo, su cui invece il leader grillino non ha speso una parola. Sollevando anzi dubbi sulle sanzioni proprio nel momento in cui non solo Letta ma quasi tutto l’Occidente chiede di rafforzarle. Insieme alle perplessità sui rapporti con gli Stati Uniti, i cui “interessi strategici non sempre coincidono con quelli dell’Italia e dell’Europa”. E persino sulla postura italiana nel mondo: “Vedo diffondersi, soprattutto sulla scia emotiva di questa guerra — ha affermato l’avvocato — un vetero-atlantismo di stampo fideistico che, unito all’oltranzismo bellicista, rischia di portare guai a noi e agli alleati”.
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Emanuele Lauria
Riflessioni che “smentiscono quanto professato da Conte quando era premier”, trapela sconforto dal Nazareno. Deciso a”non rispondere alle provocazioni” per impedire l’unica reazione possibile: la rottura del patto con il M5S. Troppo rischioso alla vigilia delle amministrative e poco prudente finché non si capirà se e come verrà modificata la legge elettorale. Sulla quale, non a caso, tanti big sono tornati ieri a insistere: “Il sistema migliore è un proporzionale con sbarramento al 5%”, ha aperto le danzeNicola Zingaretti. Tirandosi dietro mezzo partito. La strada per evitare una coalizione forzata con i grillini. Di cui adesso il Pd avverte tutto il peso.
E le insidie. Perché “la collocazione internazionale è uno dei pilastri dell’affidabilità e della credibilità di un Paese”, avverte Piero Fassino. “Quella dell’Italia è sempre stata europeista e atlantista, ispirata ai comuni principi di libertà e democrazia, che ci consente di affermare i valori della pace”, attacca. “Un profilo strategico che non può essere condizionato da convenienze elettorali, né da lotte per la leadership”, taglia corto l’ex segretario ds. “Pensare che la politica estera possa essere utilizzata strumentalmente nella battaglia politica interna è un errore grave”. Perfido Andrea Romano: “Preferisco commentare le parole di Di Maio, mi paiono più consapevoli della posta in gioco”. Tra l’ex capo dei 5S e l’attuale, il Pd ha fatto la sua scelta.
Nel frattempo Letta tira dritto. “Sono state la straordinaria resistenza ucraina e l’efficacia delle sanzioni a frenare l’invasione russa” rivendica, senza arretrare né sull’invio delle armi a Kiev né sull’intransigenza verso Mosca. E per dimostrare l’inesistenza di uno scambio scellerato, adombrato da Conte, fra spese militari e fondi anticrisi, oggi il Nazareno insedierà la task force incaricata di definire un pacchetto di misure per “ridurre l’impatto della sciagurata guerra di Putin su famiglie e imprese”. Per il Pd nessun dubbio: è lo zar il colpevole della nuova recessione che bussa alle porte dell’Italia. L’uomo che l’alleato rifiuta persino di nominare.