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Un “fascicolo” per ogni magistrato. Che conterrà la sua vita professionale. Se è un pm anche gli arresti che ha chiesto. Nonché il tempo che ha impiegato per adottare un provvedimento. E il destino che hanno avuto le sue decisioni, per esempio se ha perso i processi nei vari gradi di giudizio. “È una norma meritocratica che premia i più bravi” dice il vice segretario di Azione, Enrico Costa, che l’ha proposta, e che ieri ha ottenuto il via libera della Guardasigilli Marta Cartabia. Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, non ci vuol credere: “È irragionevole. Porterà a un magistrato che per prima cosa pensa alla sua carriera e non alla giustizia. Non serve a combattere il carrierismo, ma peggiora la situazione”. Durante il vertice di maggioranza sulla riforma del Csm – che prosegue anche oggi – il Dem Walter Verini e Cosimo Maria Ferri di Italia (sì, c’era anche lui) usano le stesse parole per definirla”una schedatura”. E dunque la nuova legge sul Csm riserverà pure questa sorpresa.
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Un emendamento che nasce con Costa e viene riscritto dall’ufficio legislativo di via Arenula: “Prevedere l’istituzione del fascicolo per la valutazione del magistrato, contenente per ogni anno di attività i dati statistici e la documentazione necessaria per valutare il complesso dell’attività svolta sotto il profilo sia quantitativo che qualitativo, la tempestività nell’adozione dei provvedimenti, la sussistenza di caratteri di significativa anomalia in relazione all’esito degli affari nelle successive fasi o nei gradi del procedimento o del giudizio”. A questo si aggiungerà l’esito delle misure cautelari emesse. Insomma, per citare Costa, “se un pm vede cadere un arresto pazienza, ma se ne cadono venti allora ciò deve incidere sulla sua carriera”.
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Santalucia è del tutto basito. “È una follia. L’Anm ha criticato le pagelle, con discreto, buono, ottimo. Così si stimola un’ansia di carriera che andrebbe spenta e sopita, mentre il legislatore va proprio nella direzione opposta”. Ma tant’è, la proposta Costa passa. Lui ha contestato “quel 99% di valutazioni positive che mette tutti sullo stesso piano, bravi e non bravi, per cui poi sono le correnti a decidere le carriere”. Cartabia ha proposto una verifica “a campione”. Il M5S ha detto di no. Ora ci sarà il “fascicolo” e pure una sanzione disciplinare per chi ha emesso un ordine di carcerazione “al di là dei presupposti di legge, omettendo di trasmettere al giudice, per negligenza grave e inescusabile, gli elementi rilevanti ai fini della decisione”.
Resta pure l’illecito disciplinare se la toga parla e viola la legge sulla presunzione d’innocenza. Oggi la lunga no-stop di Cartabia affronta il sorteggio come legge elettorale (lo vogliono Iv e Fi), o in alternativa il sorteggio dei collegi (lo chiede la Lega). Ieri c’era di nuovo Cosimo Maria Ferri, deputato di Iv, ma tuttora toga sotto processo disciplinare al Csm per i fatti dell’hotel Champagne. Per le toghe di Area “un conflitto d’interessi”. Ferri boccia Cartabia “su sorteggio e fuori ruolo”. E proprio sui fuori ruolo – varrà per tutti, magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari – palazzo Chigi, con il vice capo degli Affari legislativi Angelo Venturini, boccia la stretta su toghe che svolgono anche altri ruoli. Cartabia però conta di chiudere come ha fatto sui criteri rigidi per gli incarichi direttivi.
Nonché sul passaggio da pm a giudice e viceversa. Contro la Lega che vuole tutelare il referendum del 12 giugno, la ministra dimostra con le sentenze della Cassazione che si piò decidere ora quante volta si può cambiare casacca. Due, forse una.