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Pd e Iv contro Salvini: “Basta distinguo sull’espulsione dei russi, serve un chiarimento nel governo”

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“Serve subito un chiarimento in maggioranza”. Pd e Italia viva non hanno dubbi: le critiche di Matteo Salvini sull’espulsione dei diplomatici russi per motivi di sicurezza nazionale – che a suo dire rappresenterebbe un ostacolo ai negoziati di pace – impongono di verificare la compatibilità della Lega con la sua permanenza nel governo. Altrimenti, questi continui tentativi di smarcarsi dalla linea imposta da Draghi e Di Maio contro la guerra di Putin rischiano di procurare danni seri al Paese.

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di
Enrico Franceschini

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Iniziativa che tuttavia non sembra condivisa dalle altre forze che sostengono l’esecutivo. Più cauti, a sorpresa, si mostrano difatti i Cinquestelle, il partito cui pure appartiene l’inquilino della Farnesina, colui che ha materialmente ha firmato il “foglio di via” per i trenta funzionari dal Cremlino di stanza in Italia. E anche FI invita a non “trascinare il governo in un processo” che semmai si dovrebbe celebrare a carico dei grillini e dei loro “numerosi distinguo” sulle spese militari, la Nato, la risposta al conflitto in Ucraina.

Pd e Italia Viva all’attacco

Ma il Nazareno non intende arretrare: “Un chiarimento su una questione così delicata è quanto mai necessario”, dicono dal quartier generale dem dopo aver espresso “fiducia totale nelle scelte di Draghi e Di Maio”. Indignati per un’ambiguità che rischia soltanto di far male all’Italia. Riflessione che Lia Quartapelle, responsabile Esteri del Pd, traduce in twitt sarcastico: “Strana idea di sicurezza nazionale ha la Lega: accettare che ci sia un  Paese che usa l’immunità diplomatica per permettere alle spie di fare il proprio lavoro. E magari chiamarla pure pace”. Sulla stessa linea il capogruppo renziano in Commissione Esteri alla Camera, Gennaro Migliore, in partenza per una missione al confine rumeno insieme ai rappresentanti dell’Assemblea del Mediterraneo di cui è presidente: “Su un tema tanto dirimente la maggioranza non può avere tentennamenti né posizioni differenti. E’ arrivato il momento di discuterne a viso aperto. Forse non si è ancora capito che la disinformazione, la presenza di “agenti” che in Italia come nel resto d’Europa alimentano false notizie e relazioni opache è parte della guerra ibrida di Putin. Combatterla è interesse nazionale. Francamente da chi, come Salvini, diceva “prima gli italiani” è un atteggiamento inspiegabile”.

Il no di M5S e Fi

Tuttavia la maggioranza sembra tutt’altro che compatta. “La Lega non si può sempre smarcare, su questioni così sensibili dovrebbe fare più attenzione”, premette il senatore Gianluca Ferrara, capogruppo M5S in Commissione Esteri. Dopodiché “ci sta che si possano avere opinioni diverse, come noi sulle armi per esempio”, aggiunge. Limitandosi a esprimere una speranza: “Sarebbe auspicabile, in questa fase, avere la massima compattezza”. Stop. Nessuna volontà di mettere Salvini spalle al muro, né di sposare la richiesta di un chiarimento nella maggioranza. Potrebbe essere un boomerang e lui lo ha capito. A rimarcarlo ci pensa l’azzurro Giorgio Mulè. Il sottosegretario alla Difesa prima sposa senza esitazioni la linea Di Maio sulle espulsioni: “Si tratta di una iniziativa presa in ambito europeo, guai se non ci fosse un consenso unanime. Tutti i Paesi della Ue hanno deciso di mandar via i diplomatici sospetti, fare distinguo è un errore”. Poi però fa quadrato intorno all’alleato padano: “Mi asterrei dal trascinare il governo in questa vicenda, altrimenti  bisognerebbe processare e condannare i 5Stelle per le figure barbine che stanno facendo fare all’Italia sulle spese militari, sull’equidistanza, sulla Nato”, attacca il forzista. “Imboccando tale strada”, incalza, “dovremmo chiedere un chiarimento a ogni strampalata dichiarazione dei grillini. I quali, ricordo, ieri hanno addirittura votato contro la direttiva europea che già da anni applica l’Iva ribassata sull’acquisto di armi all’interno dell’Unione europea”.

Maggioranza divisa

Un clima che rende accidentata la via della verifica di maggioranza. Significherebbe certificarne la spaccatura su un tema – l’approccio nei confronti del dittatore russo – che dovrebbe essere pienamente condiviso. Con un paradosso: nel centrodestra, il partito più aderente all’intransigenza di Draghi, è Fratelli d’Italia, l’unica forza d’opposizione. “Condivido la linea di fermezza del ministro Di Maio sul sostegno all’Ucraina e di lealtà nel mantenimento degli impegni derivanti dall’Alleanza atlantica e dell’Unione europea, solidi pilastri del mondo libero”, plaude infatti il questore della Camera Edmondo Cirielli. “In un momento così delicato e critico, dovuto all’ingiustificata e criminale aggressione all’Ucraina da parte della Russia, la sicurezza nazionale assume un valore preponderante e imprescindibile”.

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