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Quarta ondata, il piano vaccini per salvare il Natale dal Covid. E da febbraio richiamo per tutti

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ROMA – La chiave, come al solito, sono i vaccini. Il governo li considera l’unico antidoto alla quarta ondata. Al virus che si riaffaccia, anche se per adesso meno che nel resto d’Europa. La garanzia per un Natale senza particolari restrizioni. Per questo, prepara una strategia in tre mosse. La prima: entro pochi giorni, allargare agli over 50 la terza dose. La seconda: vaccinare da dicembre non meno del 50% dei 3,3 milioni di ragazzi tra i 5 e gli 11 anni. Infine: somministrare la terza dose a tutti gli italiani, probabilmente a partire da febbraio.

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di

Michele Bocci

05 Novembre 2021



Il contagio, va detto, è al momento sotto controllo. I dati non allarmanti, nonostante l’alto numero di tamponi. Detto questo, anche in Italia il tasso di positività è in risalita. Diventa allora prioritario “resistere” fino alle vacanze di fine anno. Così vuole Mario Draghi, che considera vitale mantenere aperto il Paese anche – anzi, soprattutto – durante la seconda metà di dicembre: da sempre, il periodo in cui schizzano i consumi. Diverse proiezioni, però, indicano che il trend del contagio crescerà ancora per diverse settimane. 

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dal nostro inviato

Paolo Berizzi

05 Novembre 2021



Quante? Senza uno scatto di reni nella vaccinazione di massa, fino a fine gennaio. Con un’accelerazione della campagna vaccinale, al massimo fino a Natale, per poi assestarsi e infine calare. Ed è proprio questo l’obiettivo del governo. A differenza del passato, è però impossibile paragonare l’andamento della curva con quello degli altri Paesi europei: diverso il tasso di vaccinazione, diverse le restrizioni, diversa l’evoluzione della pandemia in ogni singolo Stato dell’Unione. 

I vaccini, si diceva. Per il momento, non c’è nulla di concreto rispetto alla possibilità di imporre l’obbligo per alcune ulteriori e mirate categorie di lavoratori. Resta però il fatto che le nuove prime dosi sono in drastico calo rispetto al passato. L’ultima rilevazione parla di circa 17 mila somministrazioni in 24 ore. Il tasso di copertura degli over 12 è l’86,45%, tra le quote più alte d’Occidente. Ma si può fare anche un ulteriore scatto in avanti per convincere chi ancora non è immunizzato, ritengono ai vertici dell’esecutivo. E rafforzare la barriera di chi ha già la doppia dose. Non solo per gli over 60. Ma anche per il resto della popolazione. 

Speranza incontrerà nei prossimi giorni gli scienziati. Con loro, deciderà l’estensione entro pochissime settimane della terza dose agli over 50. A dire il vero, il ministro preferirebbe arrivare almeno agli over 40, ma gli esperti restano cauti perché intendono avere prima a disposizione i dati consolidati degli effetti del virus sui vaccinati con due dosi ad alcuni mesi dall’immunizzazione. Poi, probabilmente da febbraio, l’indicazione varrà per tutte le categorie, in modo generalizzato. 

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di

Michele Bocci

05 Novembre 2021

L’altra data “sensibile” è dicembre. Per allora è attesa la decisione dell’Ema che autorizzerà la vaccinazione della fascia 5-11 anni. Un minuto dopo, il governo darà il via libera alla campagna per questi “under”. Come detto, l’esecutivo considera fondamentale coprire la metà della platea (circa 1 milione e 650 mila ragazzi). Palazzo Chigi sa bene che non mancheranno le polemiche, visto che Matteo Salvini osteggia l’immunizzazione dei giovani. Ma Draghi andrà dritto, senza concedere spazi di mediazione al leghista. Anche per tutelare le lezioni scolastiche in presenza che sono per il premier, assieme alla ripresa economica, la sfida più importante. 

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Di certo, l’atteggiamento dell’esecutivo non cambierà sul fronte delle misure di contenimento. È una scelta politica: alto tasso di vaccinazione, atteggiamento rigido sulle regole anti contagio. Non si pensa neanche lontanamente, ad esempio, alla possibilità di togliere l’obbligo di indossare al chiuso le mascherine. La sensazione, semmai, è che Paesi come Germania e Danimarca, che l’hanno abolito, lo reintrodurranno a breve. Ma non basta. Anche il Green Pass continuerà a rappresentare uno dei pilastri della strategia dei prossimi mesi. Per adesso, è legato allo stato d’emergenza. Ma potrebbe anche vivere autonomamente, naturalmente dopo aver approvato una norma con valore di legge.

Esiste infine un altro strumento, poco considerato in questa fase, che sarà sfoderato senza eccezioni per bloccare l’eventuale insorgenza di focolai territoriali: il sistema a colori. L’ultima revisione lega le quattro zone – bianca, gialla, arancione e rossa – a ricoveri ordinari e terapie intensive. Due dati in crescita – ieri, in particolare – ma ancora sotto controllo. Dovessero schizzare in alto, scatterebbero le misure regionali di contenimento: obbligo di mascherine all’aperto in area gialla, blocco delle discoteche, oppure restrizioni per i commensali al chiuso e riduzione della capienza per i grandi eventi. Fino agli interventi più drastici, come i lockdown nelle Regioni che vanno oltre la soglia critica del 30% delle terapie intensive e 40% dei reparti ordinari. Tutte opzioni che il governo farà di tutto per evitare. Per farlo, è fondamentale un nuovo scatto sul fronte della campagna vaccinale. 

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