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Riforma giustizia: la Camera approva la legge sul nuovo Csm, ma Italia viva si astiene

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Via libera alla Camera per la riforma del Csm. Finisce con 328 voti a favore, 41 contrari, 25 astenuti, su 394 deputati presenti e 369 votanti. Vota sì alla riforma la maggioranza, tranne Iv che si astiene e con Cosimo Maria Ferri che parla di “mini riforma”. Ma sono evidenti soprattutto i mal di pancia di Forza Italia e della Lega, che già punta alla prossima scadenza del 12 giugno sui cinque referendum sulla giustizia. Votano contro invece Fratelli d’Italia e i grillini dissidenti di Alternativa c’è. Pochissime parole, prima del voto finale, dalla Guardasigilli Marta Cartabia che rivolge un “grazie” a chi ha consentito questo risultato: “Il presidente della commissione Giustizia Mario Perantoni e le forze di maggioranza e di opposizione”. Parla anche di “un passaggio importante, in cui abbiamo proposto la riforma migliore possibile, anche se come tutto può essere perfettibile”.

Riforma del Csm: Cartabia cambia la legge elettorale, stop al sorteggio dei distretti

di
Liana Milella Conchita Sannino

20 Aprile 2022

È un dibattito ormai senza sorprese quello che dà alla fine il via libera alla riforma del Csm. Non ci sono ostacoli sugli ordini del giorno. E le dichiarazioni di voto confermano il quadro politico emerso nelle ultime settimane, durante la trattativa per arrivare al voto di oggi. Mentre i riflettori sono già puntati sul Senato, dove i numeri non sono favorevoli al centrosinistra come alla Camera, e dove i mal di pancia della Lega, di Forza Italia e di Italia viva potrebbe rendere necessario quel voto di fiducia che il premier Mario Draghi ha garantito che non sarebbe stato messo alla Camera. Ma a palazzo Madama invece proprio quella fiducia potrebbe essere indispensabile.

Il sì del M5S sulla riforma di Bonafede

Nonostante i dubbi, vota a favore anche il M5S, a cui si deve la prima stesura della riforma con l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede. Pur critico sulla separazione delle funzioni ridotta a un solo passaggio tra giudici e pm nei primi dieci anni di carriera – e su cui il gruppo si è astenuto durante il voto sugli emendamenti in aula – , M5S dà il suo via libera, anche se mantiene perplessità sulla legge elettorale, e su altri aspetti della riforma, come gli illeciti disciplinari, in particolare quello contro chi viola la presunzione di innocenza, nonché sul fascicolo per valutare la carriera di ogni toga.

Tre anni per arrivare a oggi

A tre anni dai fatti dell’hotel Champagne – era il 29 maggio 2019 quando esplose il caso – e dopo i ripetuti richiami del presidente Sergio Mattarella, l’ultimo alla Camera nel giorno della sua rielezione, seguito da un lungo e corale applauso di tutto l’emiciclo – la riforma passa le forche caudine della Camera. La ministra Cartabia emenda e modifica l’originario testo del suo predecessore Bonafede, con un lavorio lungo e faticoso, durato quasi un anno, dal lavoro della commissione presieduta dal costituzionalista Massimo Luciani, agli emendamenti della stessa Cartabia, approvati in consiglio dei ministri l’11 febbraio, quando già emersero i primi distinguo di Italia viva, nonché quelli di Forza Italia e della Lega. Due mesi di trattative non sono bastati a sanarli del tutto, e Cartabia, inevitabilmente, ha pagato il prezzo di una maggioranza chiaramente eterogenea sulla giustizia. Dice il vice presidente del Csm David Ermini: “Un primo passo, un passo importante. Ora attendiamo fiduciosi le valutazioni e l’approvazione da parte del Senato”.

La bocciatura di Italia viva

Voci dissonanti che emergono via via dalle dichiarazioni di voto in aula. A cominciare da quelle di Ferri, il magistrato-deputato che, in nome e per conto di Matteo Renzi, ha scandito la posizione critica del suo gruppo sulla riforma. Eccolo dire in aula, applaudito dai suoi: “Ringrazio il presidente Draghi che ha mantenuto la promessa di non mettere la fiducia. Siamo dispiaciuti, perché con questa riforma la politica rinuncia a una visione sulla giustizia e quindi arretra, si inchina, di fronte a quel potere dello Stato. Rinunciando così a dare un’impronta e a fare il legislatore. Fa solo qualcosina, ma senza lungimiranza. Noi ci chiediamo: in che modo questa riforma supera e risolve i guasti e i danni della giustizia? Secondo noi, non li risolve, e anzi agevola il carrierismo delle toghe”. Dunque, per Ferri e per Renzi, si tratta di una “mini riforma, una scorciatoia, che non aiuterà la magistratura a rilanciare un servizio”. E ancora: “Una riforma che non fa bene alla magistratura stessa, che indica il modo per fare carriera, contro il magistrato silenzioso che lavora”. Di più, “una riforma inutile, perché copia circolari del Csm, e che con le pagelle aumenta il carrierismo”. Infine, una riforma “in continuità con la riforma Castelli-Mastella”. Una posizione dunque che prelude a una dura battaglia al Senato, dove sarà lo stesso Matteo Renzi a criticare la legge.

La Lega annuncia lo scontro dei referendum

Ma a palazzo Madama ci sarà anche l’atout del presidente leghista della commissione Giustizia Andrea Ostellari, nonché in aula la stessa responsabile Giustizia del Carroccio Giulia Bongiorno. Una pattuglia che, stando alla parole di Roberto Turri alla Camera, non è certo disposta a fare sconti a Marta Cartabia. Ecco Turri: “Questa non è la riforma epocale che avremmo voluto, non ci soddisfa appieno, ma con questa maggioranza una riforma dirompente non sarebbe stata possibile, anche perche sarebbero necessarie riforme costituzionali”. E poi il richiamo esplicito ai referendum sulla giustizia ammessi dalla Consulta – netta separazione delle funzioni, responsabilità civile diretta, abolizione della legge Severino, riforma della custodia cautelare – su cui Salvini ha già annunciato che darà battaglia.

L’auspicio di Fi: “Solo col centrodestra riforme vere”

Stessa musica da Forza Italia quando parla Matilde Siracusano. “Per fare riforme vere   deve governare assieme il centrodestra”. “Siamo insoddisfatti – dice Siracusano – questa non è la nostra riforma, ma senza Fi non ci sarebbe stato lo stop alle porte girevoli, la separazione delle funzioni, il voto degli avvocati nei consigli giudiziari”. Ironia sul probabile sciopero delle toghe: “Dovrebbero scioperare gli italiani contro la magistratura. Noi abbiamo indetto lo sciopero con i referendum. Al peggio non c’è mai fine, significa che i magistrati dicono che il Parlamento non può toccare la magistratura”

Costa di Azione: “Ora i magistrati perdono potere”

“Con questa riforma i magistrati perdono potere” dice Enrico Costa di Azione. “Perché oggi sono tutti bravi, quindi decidono le correnti, che protestano e parlano di stravolgimento del modello costituzionale”. E boccia il possibile sciopero: “Inaccettabile uno sciopero che paralizza tribunali”. E vanta le riforme di Cartabia, che ringrazia pubblicamente, a cominciare dalla riforma penale che ha messo uno stopal “fine processo mai”. Poi il fascicolo delle performance che lui stesso ha proposto: “Raccoglierà l’attività svolta quotidianamente per valutare il lavoro di ciascuno. Di fronte a una norma di assoluto buon senso invece l’Anm fa sciopero e chi dovrebbe eseguire le leggi invece le contesta”.

Il Pd: “Riforma buona e coraggiosa”

Pieno via libera dal Pd con Alfredo Bazoli e poi con il relatore Walter Verini. Una riforma “buona e coraggiosa, giocata sull’asse del riformismo possibile, tra chi la considera dannosa e chi invece la giudica ottima”. Ancora: “Una riforma rispettosa della Costituzione, che ha bocciato norme inidonee come il sorteggio e che aumenterà l’efficienza per garantire la giustizia per i cittadini italiani”. Resta comunque da fare, con una riforma costituzionale, l’Alta corte per giudicare disciplinarmente tutti i magistrati, proposta dall’ex presidente della Camera Luciano Violante. 

Le bocciature da Alternativa c’è e di FdI

Criticissimo contro la riforma Cartabia il gruppo degli ex grillini di Alternativa c’è, che con Andrea Colletti parla di “una legge molto peggiore di quella di Bonafede”, e Fratelli d’Italia che con Carolina Varchi definisce più volte il testo Cartabia come “una riformetta” che passa anche con i voti del centrodestra perché “bocciare questa riforma significava andare tutti a casa”.

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