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Ucraina, l’appello di Mattarella a Strasburgo: “Rischiamo di essere travolti dalla guerra, serve una nuova Helsinki”

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STRASBURGO – Servono “sforzi creativi” per arrivare alla pace. Ed è un compito morale che tocca alla comunità internazionale. Adesso, subito. Una nuova Helsinki, non Jalta. La ricerca della pace non può essere affidata a rapporti bilaterali: Mosca verso Kiev è una contesa tra diseguali, uno Stato grande e uno piccolo. No, non basta. “È alla comunità internazionale che tocca l’impegno di ottenere il cessate il fuoco e ripartire con la costruzione di un quadro internazionale rispettoso e condiviso”.

È l’appello accorato che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella fa a Strasburgo nell’emiciclo del Consiglio d’Europa, nel suo primo viaggio all’estero dopo la rielezione. Rappresenta un salto rispetto agli ultimi discorsi, nei quali aveva ribadito la necessità di sostenere la resistenza ucraina. Di fronte alla recente evoluzione del conflitto, con gli Usa che entrano direttamente in campo, Mattarella non nasconde la sua preoccupazione per la piega degli eventi. Per i rischi che contiene. La guerra così rischia di prolungarsi, di allargarsi. La guerra “è un mostro vorace, mai sazio”, ricorda. “La tentazione di moltiplicare i conflitti è sullo sfondo dell’avventura bellicista intrapresa da Mosca”. Si rischia un deragliamento oltre i confini. Se non lo fermeremo “ne saremo travolti”.

Per addivenire a un compromesso serve quindi tutta la sapienza del multilateralismo. Lo dice qui, al Consiglio d’Europa che lo scorso 16 marzo ha escluso la Russia in seguito all’aggressione dell’Ucraina.

“Garantire la sicurezza e la pace è responsabilità dell’intera comunità internazionale. Questa, tutta intera, può e deve essere la garante di una nuova pace, che non si impone automaticamente, da sola, ma è frutto della volontà degli uomini. E la via d’uscita è soltanto quella della cooperazione e del ricorso alle istituzioni multilaterali”. Il ruolo delle Nazioni unite pertanto va rafforzato. La sua denuncia è stata chiara, “ma inefficace”. Va preso sul serio la richiesta de Liechstenstein e di altri quindici Paesi di “evitare la paralisi del Consiglio di sicurezza”.

Insomma, Mattarella ribadisce l’inevitabile scelta di campo atlantista, ripete che non è ammessa alcun tipo di equidistanza, ma va oltre, indicando l’urgenza di una terza via diplomatica che eviti la terza guerra mondiale alla luce delle minacce alla Nato del Cremlino.

Mattarella e il 25 aprile: “Pace arrivata con le armi, c’è chi scorda l’Ucraina”

di
Concetto Vecchio

22 Aprile 2022

L’esempio è Helsinki, quindi, dove nel 1975 trentacinque nazioni, tra cui Usa e Urss, s’impegnarono per la pace in Europa e il rispetto della sovranità degli Stati, nell’ottica di un disgelo tra il mondo comunista e Occidente. E non Jalta, dove nel 1945 furono gettate le basi della guerra fredda. No a un altro mondo diviso in blocchi. Uno scenario anacronistico. Dice Mattarella: “Si tratta di affermare con forza il rifiuto di una politica basata su sfere di influenza, su diritti affievoliti per alcuni popoli e Paesi e, invece proclamare, la parità di diritti, la uguaglianza per popoli e persone. Secondo una nuova architettura delle relazioni internaizonali, in Europa e nel mondo, condivisa, coinvolgente, senza posizioni pregiudizialmente privilegiate”.

Questa nuova sede per stabilire la nuova Helsinki va individuata. Ma è il prossimo passo da compiere.

Mattarella parla per 40 minuti. Cita più volte Pertini, un padre dell’Europa come Robert Schuman, lo scrittore Paul Valery. Non cita mai per nome Putin. Ma evoca Hitler. Le altre parole chiave del discorso sono: distensione, ripudio della guerra, democrazia.

Quello della Federazione russa è imperialismo e neocolonialismo. “Una visione tardo-ottocentesca, e poi stalinista, che immagina una gerarchia tra le nazioni a vantaggio di militarmente più forte. Non è più tempo di Paesi che pretendano di dominarne altri. Di fronte a un’Europa sconvolta dalla guerra nessun equivoco, nessuna incertezza è possibile: la Russia, con l’atroce invasione dell’Ucraina, ha scelto di collocarsi fuori dalle regole a cui aveva liberamente aderito, contribuendo ad applicarle”.

Ribadita l’importanza delle sanzioni, “la cui responsabilità ricade interamente sul governo della Federazione russa”. Sul governo, non sul popolo, “la cui cultura – ricorda il Presidente – fa parte del patrimonio europeo e che si cerca colpevolmente di tenere all’oscuro di quanto realmente avviene in Ucraina”.

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