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Non è ancora stata pubblicata la sentenza della Consulta ma ha già trovato applicazione. A Pesaro infatti il Tribunale ha per la prima volta in Italia assegnato il cognome materno al figlio minorenne dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, che sancisce la possibilità del doppio cognome. Il Tribunale di Pesaro, con provvedimento emesso ieri, 28 aprile, e depositato oggi, ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati Andrea Nobili e Bernardo Becci dello studio NBBZ di Ancona, per la madre di un minorenne che chiedeva il riconoscimento anche del cognome materno al figlio, nonostante l’opposizione del padre.
Secondo i due legali si tratta della prima decisione di questo tipo in Italia dopo la recentissima pronuncia della Consulta, che “viene espressamente richiamata nel decreto del Tribunale di Pesaro, il quale ha ordinato all’Ufficiale dello Stato civile del Comune ove risiede il minore la modifica dello stato di nascita, aggiungendo il cognome materno”.
Consulta, l’avvocato che fece ricorso a Strasburgo: “Vent’anni di battaglie per il cognome materno””
di
Maria Novella De Luca
Il tribunale di Pesaro, in posizione collegiale e a firma del giudice Davide Storti, ha accolto il ricorso presentato da una mamma residente nella provincia di Pesaro-Urbino per vedere riconosciuta l’assegnazione del suo cognome alla figlia minorenne. La donna si era rivolta poco più di due mesi fa agli avvocati Nobili e Becci dopo che il padre della ragazzina si era fermamente opposto alla richiesta. La coppia vive in una situazione di conflittualità: i due non erano spostati, ma la loro storia era finita da tempo e la minorenne vive con la mamma. “Abbiamo presentato il ricorso sulla base di un precedente e chiaro orientamento della suprema corte – ha spiegato l’avvocato Nobili – e il tribunale di Pesaro, già ieri, richiamando le conclusioni della sentenza del giorno prima, ha emesso il provvedimento che è stato depositato oggi”. Decisione storica quindi: il tribunale di Pesaro ha ordinato all’ufficiale dello stato civile del comune dove risiede la minorenne la modifica dello stato di nascita, aggiungendo il cognome materno.
Il provvedimento sancisce “un principio legato all’identità personale” ma consente anche di “fare chiarezza rispetto a principi che evitano trattamenti discriminatori nei confronti delle donne”, ha sottolienato Andrea Nobili.