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Sarà durissima la battaglia in Parlamento sull’ergastolo “ostativo”, quello senza benefici proprio per la gravità dei reati commessi, a partire dai delitti di mafia per finire alle stragi e al terrorismo. Sul quale però la Corte di Strasburgo prima e la nostra Corte costituzionale poi hanno messo paletti. Adesso la battaglia passa alla Camera, e se non si arriverà a una nuova legge entro maggio 2022 allora sarà la stessa Consulta a decidere proseguendo sulla strada dell’incostituzionalità contro un carcere senza luci né speranze.
Due sentenze, nel 2019 la prima sui permessi premio, e nell’aprile di quest’anno la seconda sulla liberazione condizionale, stabiliscono il principio che, anche senza la collaborazione e quindi un pentimento rispetto alla mafiosità, quindi anche per gli stessi mafiosi non pentiti, debba essere possibile l’accesso nel primo caso ai permessi premio, nel secondo alla liberazione, naturalmente a patto che chi è in carcere dimostri di aver reciso i contatti criminali e abbia alle spalle un percorso carcerario di buona condotta e di pieno ravvedimento. Ma tutto questo non basta a chi, come Maria Falcone o Salvatore Borsellino, Nino Di Matteo o Roberto Scarpinato, ritengono che l’ergastolo ostativo vada invece lasciato proprio com’è adesso. In caso contrario – sostengono – saremmo di fronte a una resa dello Stato alla mafia.
Maria Falcone: “Dall’ergastolo il mafioso può uscire solo collaborando con la giustizia”
di
Liana Milella
11 Maggio 2021
Ma la Corte costituzionale, bocciando la rigidità della norma, ha posto il Parlamento di fronte a un aut aut, cambio della legge giudicata incostituzionale entro maggio 2022, altrimenti sarà la Corte a cambiare le regole. Com’è avvenuto per il fine vita nel caso Cappato. Ed è evidente che, se sarà la Corte a cambiare giurisprudenza con una sentenza, la strada futura sarà quella già segnata ad aprile con la la decisione sull’ergastolo.
Ma qual è adesso la novità? È tutta politica. Dove si verifica un passo avanti da parte del presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni, deputato di M5S, che presenta il testo base per aprire la discussione. Che, come vedremo anticipandolo, non si oppone – né del resto potrebbe – alla linea della Consulta, ma ponendo tali e tanti paletti da rendere la possibilità di ottenere la liberazione anticipata davvero difficile. Di certo un testo che non piacerà alla Lega, più propensa a sposare la linea dura di Fratelli d’Italia. Che, giusto nelle stesse ore in cui si muoveva Perantoni, ha ufficializzato il suo netto no a qualsiasi concessione ai mafiosi, chiedendo anche di cambiare la Costituzione, perché, dice Giorgia Meloni, “la funzione della pena non è esclusivamente rieducativa, ma serve a garantire la sicurezza dei cittadini, in modo che il carcere ostativo non sia più incompatibile”. Una posizione estrema ben diversa da quella di M5S che pure, per primo, ha presentato un suo progetto di legge, e considera eccessiva e troppo buonista l’apertura della Consulta.
Ergastolo ostativo, la Consulta: per i mafiosi la collaborazione non può essere l’unica via per uscire dal carcere a vita
di
Liana Milella
11 Maggio 2021
Perantoni cerca di venire incontro alla Corte, ma tenendo le briglie strette. Scrive, nel suo testo base in quanto relatore del provvedimento, che “i benefìci, al di fuori dei casi già espressamente esclusi dalla legge, possono essere concessi ai detenuti condannati alla pena dell’ergastolo anche in assenza di collaborazione con la giustizia”. A determinate condizioni: “Purché, oltre alla regolare condotta carceraria e alla partecipazione al percorso rieducativo, dimostrino l’integrale adempimento delle obbligazioni civili e delle riparazioni pecuniarie derivanti dal reato o l’assoluta impossibilità di tale adempimento”. Ma non basta. Dovranno anche essere accertati “congrui e specifici elementi concreti, diversi e ulteriori rispetto alla mera dichiarazione di dissociazione dall’organizzazione criminale di eventuale appartenenza, che consentano di escludere con certezza l’attualità di collegamenti con la criminalità organizzata, terroristica o eversiva, e con il contesto nel quale il reato è stato commesso, nonché il pericolo di ripristino di tali collegamenti, anche indiretti o tramite terzi, tenuto conto delle circostanze personali e ambientali”. È quanto M5S ha chiesto subito, con tanto di conferenza stampa alla Camera, spingendo per cambiare la legge prima di veder scadere il termine posto dalla Consulta.
D’altra parte, dopo la decisione della Consulta, per il legislatore ci sono poche vie di uscita. Una mediazione è necessaria. Ma è proprio quella che il centrodestra non vuole accettare, mentre M5S accetta un compromesso. Anche se questo potrebbe comportare di non arrivare mai a una legge lasciando che sia la Consulta alla fine a decidere.
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