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ROMA – La delega fiscale, la riforma della concorrenza e la politica estera, con la collocazione europea dell’Italia, sono le tre condizioni “di esistenza del governo”, i suoi cardini “non negoziabili”. È un Mario Draghi molto determinato, “ratzingeriano” nella fermezza dei principi, quello che la delegazione centrista racconta di aver incontrato ieri pomeriggio a Palazzo Chigi. In dote Marco Marin, capogruppo alla Camera di Coraggio Italia, i senatori Paolo Romani e Gaetano Quagliariello, il governatore ligure Giovanni Toti gli portano la nascita al Senato di un nuovo gruppo di 10 senatori di centrodestra convintamente draghiani: Italia al centro. E l’impegno a opporsi anche alla Lega e Fi, se tenteranno di ostacolare un accordo sui balneari o accarezzeranno l’idea di aprire una crisi. Il premier li ascolta, non commenta quando gli riferiscono i tormenti della sua maggioranza, ma ribadisce loro – secondo quanto riferiscono al termine del colloquio – che il suo impegno è governare per realizzare le riforme: “Sto qui per fare le cose”. Dunque c’è sempre la disponibilità a mediazioni parlamentari, ma non si può deviare dal percorso e bisogna approvare in tempi brevi le norme sul fisco e sul catasto, così come quelle sui balneari. Non si può tentennare sugli impegni presi col Pnrr e non è pensabile mettere in discussione la nostra collocazione europea.
Dalla concorrenza alla giustizia. Le riforme nella palude dei partiti
di
Aldo Fontanarosa
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Serenella Mattera
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Liana Milella
È sul lavoro per realizzare tutti i 45 obiettivi fissati entro fine giugno, secondo la tabella di marcia del Piano, che si concentrano in queste settimane le energie di Palazzo Chigi. Con una roadmap serrata, nonostante – viene fatto notare – le difficoltà dovute al contesto esterno, la guerra ucraina e la pressione sui prezzi esercitata dall’inflazione. A fine aprile sono stati raggiunti 14 obiettivi, entro fine maggio saranno almeno 25 ma si punta a chiuderne 30, per poi centrare l’intero pacchetto a giugno. Ridurre i tempi della giustizia per spingere gli investimenti, riformare gli appalti e il sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti entro marzo 2023, rafforzare il reclutamento nella scuola e la Pa. Sono al cuore del Pnrr, assieme alla riforma della concorrenza da completare entro dicembre con tutti i decreti attuativi. Non solo perché lo prevede il piano siglato con l’Europa. Ma perché “proprio il Pnrr – ha detto il sottosegretario Roberto Garofoli all’EY Law Summit – costituisce l’antidoto a rischi recessivi, lo strumento strutturale per ribilanciare gli effetti della crisi e resistere più efficacemente a eventuali crisi future”. Il governo, ha spiegato Garofoli, si aspetta la “crescita, seppur rivista al ribasso” a causa della crisi ucraina, ma questo “presuppone che il piano delle riforme e soprattutto degli investimenti sia pienamente attuato. È per tutto questo che il governo avverte la forte responsabilità di evitare passi falsi, battute d’arresto, distrazioni”. È la bussola delle riforme annunciate alla nascita del governo e concordate col Parlamento, a guidare l’azione di Draghi. Ora – è il senso del messaggio che i centristi traggono dall’incontro col premier – sta alla responsabilità dei partiti garantirne la realizzazione e così dare un senso alla prosecuzione del governo.
Letta all’attacco: “Salvini ha superato il limite, governo a rischio”. La Lega: “Chi pensa a Ius Soli e ddl Zan non aiuta l’Italia”
Nessun commento trapela da Palazzo Chigi alle sortite di Matteo Salvini dal sapore antieuropeista. Ma tra i ministri serpeggia il timore che non siano solo uscite da campagna elettorale. Un esponente di centrosinistra si dice assai preoccupato da “toni che riportano indietro alla stagione gialloverde”: sarebbe “un errore clamoroso”, afferma, in un momento in cui dall’Europa può venire la risposta più efficace di fronte ai rischi di una nuova recessione. Le riforme non sono solo una richiesta dell’Ue ma sono anche, è la convinzione, alla base delle aspettative dei cittadini. Le indicazioni Ue sul semestre consegnate all’Italia, viene fatto notare dal governo, sono già alla base del lavoro che si sta facendo, sia sulle risorse e la tenuta dei conti che sulle riforme. Sul catasto, assicura un sottosegretario leghista, Salvini non ha intenzione di rimangiarsi la mediazione raggiunta due settimane fa. Sull’Ucraina e le armi a Kiev, al netto di certe sortite, non ci saranno smarcamenti. Si vedrà. Ma i centristi avvertono gli alleati che non sono disposti a seguirli su una china pericolosa: “Il nuovo gruppo continuerà ad appoggiare il governo e la sua collocazione atlantista”, dichiara Toti. “Siamo le migliori bottiglie della cantina di Draghi – afferma Quagliariello – nessuno ci chieda di arrivare alla crisi”.