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Università, laureati in calo per la prima volta in 20 anni. Mai così lontani dall’Europa

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Sul versante della formazione dei cittadini, l’Italia si allontana dall’Europa. Mentre il nostro paese è alle prese con le riforme che daranno attuazione alle linee programmatiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza, arriva un segnale preoccupante dalla Commissione europea. E più precisamente dalla banca dati Eurostat che quasi quotidianamente pubblica serie di dati che permettono analisi incrociate e raffronti fra i diversi paesi europei. Nonostante la pandemia da Covid 19, infatti, nel vecchio continente la quota di giovani di età compresa fra i 25 e i 34 anni in possesso di una laurea è cresciuto anche nel 2021.

Un trend positivo che non si è mai interrotto almeno da vent’anni a questa parte. Ma non in Italia, dove lo scorso anno si è registrata una flessione. Effetti del Covid o disaffezione verso la formazione universitaria?

Al momento, il calo è di poco superiore a mezzo punto percentuale, ma si tratta un cattivo segnale da non lasciare correre. Se qualche forma di intervento, legislativo o organizzativo, non dovesse invertire immediatamente la tendenza al ribasso, con pochi laureati l’Italia sarebbe destinata a un futuro tutt’altro che roseo. Perché, si legge nel sito del Parlamento europeo, “l’istruzione è stata formalmente riconosciuta come un ambito di competenza dell’Unione dal trattato di Maastricht del 1992”. Il quale prevede che “la comunità europea contribuisce allo sviluppo di un’istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra gli stati membri”.

In altre parole l’Europa ha messo al centro delle sue politiche, tra le altre leve, l’istruzione dei cittadini. Al punto che nei trattati si parla esplicitamente del suo ruolo per le politiche di sviluppo del continente. “Nella definizione e nell’attuazione delle sue politiche e azioni – spiega il trattato sul funzionamento dell’Unione europea – l’Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un’adeguata protezione sociale, la lotta contro l’esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana”. Ma gli ultimi dati Eurostat, suonano come un campanello d’allarme: dal 28,9% del 2020 si passa al 28,3% del 2021. Meno 0,6 punti. Mentre nell’Europa a 27 si cresce dal 40,7% al 41,2%.

Il database della Commissione permette di andare a ritrovo di una ventina d’anni, quando è stata introdotta la riforma universitaria meglio conosciuta del tre più due: tre anni di laurea e due anni di percorso magistrale. Da allora in Italia si sono registrati solo incrementi e per la prima volta nel 2021 i giovani laureati in quella fascia d’età diminuisce. L’Italia è penultima in un Europa, che si allontana. Nell’UE a 27 stati lo scorso anno i laureati di età compresa fra 25 e 34 anni hanno raggiunto il record: 41,2%, in crescita rispetto al 40,5% del 2020. Paesi come Francia e Spagna sono lontanissimi: 50,3% per i giovani transalpini e 48,7% per i ragazzi del regno dei Borbone. La Germania è al 35,7%. E tutti e tre evidenziano valori in crescita.

Il dato italiano del 2021 segna anche un altro record negativo: dal 2001 l’Italia non è mai stata così lontana dall’Europa, da cui ci separano oltre 14,2 punti percentuali. Lo scorso anno erano 12,7 e nel 2017 avevamo ridotto il gap al 10,8%. E l’obiettivo del 45% di giovani laureati prefissato dall’Europa per il 2030 rischia di diventare un miraggio per l’Italia. Mentre già metà dei paesi membri ha centrato l’obiettivo.

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