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Viaggio nell’azienda che ha abolito orari e ferie: “Non compro il tempo, ma la creatività dei miei lavoratori”

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CASTELFRANCO VENETO – C’è un’azienda in cui il titolare gira tra un ufficio e l’altro con lo skateboard, dove i dipendenti possono portarsi il cane e dove al posto della pausa sigaretta c’è il momento videogames. Ma soprattutto c’è un’azienda dove l’orario di lavoro non esiste più e dove ognuno può fare un po’ come gli pare, a patto che rispetti il gruppo e garantisca la qualità del prodotto finale.

“Non mi piace l’idea di comprare il tempo di una persona, semmai pago per la sua creatività”, dice Bassel Bakdounes dal suo ufficio al primo piano, circondato dal busto di Ken il guerriero e da una miriade di statuette di manga giapponesi. Entrando nella sua azienda, la Velvet Media di Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, c’è una scritta a caratteri cubitali che accoglie ogni visitatore: ricordati di osare. E ha osato eccome, questo imprenditore di 43 anni con padre siriano e mamma trevigiana, con la laurea in Comunicazione e un anno di lavoro in Ferrari nel curriculum.

Nel 2013 parte con 6 dipendenti e si butta nel mondo del marketing ma dopo un biennio di rodaggio decide di cambiare paradigma e, invece di pensare a una sola branca della comunicazione, decide di inglobarle tutte: grafica, sviluppo web, social network, Ceo, ufficio stampa. Ora alla Velvet ci sono 120 dipendenti a tempo indeterminato, 15 partite Iva e 5 stagisti.

I clienti più prestigiosi sono Sun68, Segafredo, Aeronautica militare, Arneg Spa, Vincezi, Bologna Calcio, ma ce ne sono tanti altri. L’ultimo fatturato ha raggiunto quota 5 milioni e 200 mila euro. Adesso Bassel Bakdounes vuole sfondare una nuova barriera, quella rigida impostazione che contraddistingue ogni lavoro, cioè che c’è un orario di inizio, uno di fine e che entro quel tempo bisogna svolgere la propria mansione.

E’ il nucleo fondante di quella conquista da difendere che sono i diritti dei lavoratori. Ma questo giovane imprenditore ha un’altra visione e dunque ora alla Velvet il sistema è il seguente: niente orario di lavoro, niente cartellini da timbrare, ferie e permessi quando si vuole. C’è persino la possibilità di venire in azienda di notte. Si chiama “Myway Work”, ed è il prodotto dei consigli dati dalla “manager della felicità”, una psicologa che da qualche tempo affianca il team dirigenziale per favorire il benessere dei dipendenti.

Tutto bellissimo ma senza un orario preciso come funziona con l’Inail infortuni sul lavoro? “Lo smart working già prevede tutele per chi lavora da casa, basta estenderle anche al mio modello” risponde il titolare dell’azienda. “In alcuni casi c’è un vuoto normativo ma la questione è più filosofica che tecnica: trovo stupido ragionare in termini di tempo e non di obiettivo”. E con gli straordinari? “Noi non chiediamo straordinari, se qualcuno ritiene di aver lavorato più del dovuto, forse ha sbagliato qualcosa”, dice poco disposto a compromessi.

Massima libertà anche per le ferie, a patto che si concordino con gli altri colleghi del team e che non ne restino in arretrato. “Quando un cliente si affida a noi, chiede determinate cose: una campagna social, la realizzazione di un sito, un progetto di marketing e comunicazione. A me interessa che il cliente sia soddisfatto. Che poi uno dei miei graphic designer lavori di notte o di mattina, venga in ufficio o rimanga a casa, questo non mi importa”.

In Velvet ogni persona assunta a tempo indeterminato percepisce uno stipendio che varia dai 1.200 ai 1.400 euro, poi ci sono i manager che guadagnano dai 2.400 euro al mese ai 2.700 ma qualcuno arriva anche a 3 mila. Ora però ognuno dovrà decidere come gestire al meglio i propri tempi.  Patrik Andretta, account manager, è convinto: “E’ una grande opportunità per tutti noi. Raggiungere gli obiettivi in maniera efficiente ci consentirà di avere più tempo per la vita privata”. “Per noi che abbiamo momenti più convulsi e momenti di calma, questo sistema è l’ideale”, dice Mattia Bonato, uno dei fotografi. Erika Pagin, direttore commerciale, accarezza il suo barboncino bianco mentre con le dita ticchetta al pc. “Portare il cane al lavoro contribuisce a diffondere in clima disteso e informale”, dice.

Oltre la filosofia, ci sono però i commercialisti e gli avvocati dell’azienda, ai quali non è concesso fantasticare. “L’unico segnale di attenzione massima che ho ricevuto è quello che riguarda l’azienda aperta di notte” ammette Bassel Bakdounes. “Al momento ho dato le chiavi soltanto a 30 dipendenti con contratti da manager, ma devono comunque avvisarmi se decidono di venire”.

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