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“Il 25 Aprile – cari amici, caro Anatolij – ci rammenta che resistere è un dovere, ieri come oggi, in qualunque circostanza la libertà sia in pericolo”: il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha concluso con queste parole (insieme all’esortazione Viva l’Italia, viva la Resistenza, viva il 25 Aprile) il suo discorso per la festa della Liberazione in piazza a Bergamo, a cui ha partecipato anche Anatolij Fedoruk, il sindaco di Bucha, città ucraina martire della prima fase dell’aggressione russa. Una “invasione criminale” voluta da “un dittatore”, ha sottolineato Gori chiedendosi provocatoriamente “Si può dire che quello di Putin è un regime fascista?”. In piazza anche Rosy Bindi.
“All’invasione criminale voluta da quel dittatore – ha aggiunto – gli ucraini stanno eroicamente resistendo: col nostro aiuto e per nostro conto. Combattono anche con le nostre armi? Sì, anche per evitare a noi di essere costretti a impugnarle domani”. “Armi e munizioni inviate all’Ucraina – secondo Gori -, insieme al sostegno finanziario e umanitario, hanno fin qui permesso di frenare l’occupazione russa. A chi chiede la sospensione degli aiuti militari rispondo come già lo scorso anno, citando l’Unità del 26 ottobre 1943, che scriveva: ‘E’ necessario reagire contro chi sostiene che per non scatenare il terrore tedesco in Italia è necessario non fare nulla. Del terrorismo tedesco è responsabile chi predica rassegnazione e passività'”.
(ansa)
Ma il sindaco di Bergamo ha citato anche la senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz: “se vogliamo essere fedeli ai nostri valori dobbiamo sostenere il popolo ucraino che lotta per non soccombere all’invasore, per non perdere la propria libertà”.
(ansa)
Nel suo discorso Gori ha parlato anche di governo: “La vigilia del 25 Aprile è stata caratterizzata da evidenti ‘sgrammaticature’ intorno alla memoria di ciò che è stato il fascismo, di cosa sia stata la Resistenza e del significato stesso della Costituzione, tanto più rilevanti in quanto provenienti da alti rappresentanti delle istituzioni. Se l’eccidio delle Fosse Ardeatine viene raccontato come un massacro di ‘italiani in quanto italiani’, anziché come una strage di antifascisti, se l’XI compagnia del III battaglione Bozen attaccato a via Rasella viene descritto come una banda musicale, se si dice che nella Costituzione l’antifascismo non compare, c’è qualcosa che non torna. Qualcosa di importante”. E’ uno dei passaggi del discorso del sindaco di Bergamo Giorgio Gori per celebrare il 25 aprile.
(ansa)
“C’è qualche segnale positivo, ma osserviamo che questa data continua per molti ad essere ‘divisiva’. La tentazione di riscrivere la storia va combattuta con forza, così come il rischio contenuto nelle omissioni. Non permetteremo a nessuno di riscrivere la storia antifascista del nostro Paese” sottolinea il primo cittadino che ricorda come “ogni singolo capitolo della Costituzione è scritto in diretto contrasto al fascismo. Com’è possibile quindi giurare sulla Costituzione, e non proclamarsi chiaramente, inequivocabilmente antifascisti?. Eppure “si fa ancora fatica a dire ‘antifascismo’, anzi non lo si dice proprio, quasi non si volesse rinunciare a quello stesso residuo identitario del quale si viene accusati. Io credo che non vada bene, soprattutto per chi ora è al governo, guida il Paese ed è titolare dei nostri rapporti internazionali”.
(ansa)