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Domani e dopodomani rappresentanti dell’Usb porto di Genova iscritti al Calp (Collettivo autonomo lavoratori portuali) saranno ospiti a Bruxelles, per dare la loro testimonianza di lotta contro il transito di armi negli scali portuali al Parlamento europeo. Una battaglia in cui Genova è in prima linea ormai dal 2019 e che ha più volte raccolto anche il sostegno di Papa Francesco. Una presa di posizione che approderà per la prima volta nel cuore del vecchio continente, cercando di saldare ancor di più rete tra sindacati, associazioni e partiti che si riconoscono in quella lotta. Ad organizzare la conferenza di rete “No arms for war and oppression” è stato il gruppo unitario di sinistra The Left del parlamento europeo, che riunisce partiti socialisti, ecosocialisti e comunisti.
A guidare i portuali genovesi, Josè Nivoi: “Da un lato racconteremo le esperienze Usb Genova e Usb aeroporto di Pisa – spiega – Oltre a noi, ci sarà il pompiere di Bilbao, Ignacio Robles, che tra i primi avviò la mobilitazione, e rappresentanti dell’osservatorio Weapon Watch. Dall’altro si cercherà di mettere assieme le esperienze per creare una giornata di mobilitazione internazionale contro le guerre e il traffico armi”.
La storia
Il Papa riceve i portuali che lottano contro le navi delle armi
“C’è già terreno fertile in Europa, anche per via di una consapevolezza nuova da parte dei lavoratori – osserva continua Nivoi – Non a caso, la Federazione sindacale mondiale, la FSM (World Federation of Trade Unions, WFTU), vuole lanciare la giornata internazionale di mobilitazione e discussione contro le guerre. L’onda che a Genova cresce dal 2019 ora è alta. E ora vogliamo fare una cosa ulteriore: far capire come i lavoratori siano determinanti nelle scelte politiche prese a livello europeo e italiano. Per questo – continua – in autunno crediamo si possa una giornata internazionale che vorremmo convergesse su Genova. In questi giorni siamo stati contattati da altre organizzazioni sindacali, ad Amburgo e a Brema ad esempio, dove stanno cominciando ad interessarsi alla questione, perchè sempre più viene compreso che la guerra parte proprio dal mondo civile”.