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«Queste stanze hanno viaggiato molto. Scrivendo film e romanzi, sono animate da tante storie, vissute e immaginate. Oltre a raccontare della mia famiglia, racchiudono le molteplici realtà dei miei lavori. La casa per me è il mondo». Tempo fa la regista e sceneggiatrice Cristina Comencini aveva pensato di lasciare l’appartamento al Salario, dove vive da 33 anni. Poi ha cambiato idea: «A volte il passato va anche spaccato, ma lo devi sempre portare con te, devi avere la forza di tenere insieme le cose. E qui c’è tutto il mio vissuto».
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L’ultimo viaggio compiuto in quella casa l’ha portata nel secondo dopoguerra. E i personaggi del suo film Il treno dei bambini, ora su Netflix, tratto dal libro di Viola Ardone, popolano ancora il suo studio, si affacciano dal computer che per salvaschermo ha proprio una foto di scena, così come sulla parete è appesa la candidatura agli Oscar per il suo film La bestia nel cuore, tratto dal suo libro.
15/01/2025 Roma, a Casa di Cristina Comencini (agf)
Lì c’è la dormeuse bordeaux del papà Luigi, con una foto in bianco e nero scattata da lui. Ritrae un uomo appisolato su una panchina, con la tipica scoppola che indossava suo padre e che un po’ glielo ricorda. Quel padre che in una foto sulla scrivania si confronta con il nipotino nel giorno del primo compleanno: Luigi grande e Luigi piccolo.
15/01/2025 Roma, a Casa di Cristina Comencini (agf)
Ma la stanza della memoria è quella con una trentina di album fotografici e la locandina del suo primo film Zoo. «Mi piace raccogliere la mia storia, la vita dei miei tre figli. Il primo — Carlo Calenda — l’ho avuto giovanissima e giovanissima ho cresciuto la sua prima figlia. Quando arrivano qui i miei nipoti, vanno subito a prendere i loro album, sanno dove ritrovarsi, cercano i loro racconti, le loro radici. Dentro quelle pagine c’è il mio vissuto, le mie due separazioni, gli strappi, momenti di felicità e di dolore. Gran parte della vita l’ho vissuta qui. Questa è la casa dove si raduna tutta la famiglia, si festeggia il Natale. Ma è anche la casa dove oggi vivo una nuova vita sentimentale, che da otto anni accoglie il mio compagno francese — il cineasta François Caillat — e dalla quale mi distacco per andare da lui, dividendomi ormai tra Roma e Parigi, o quando vado a girare un film».
15/01/2025 Roma, a Casa di Cristina Comencini (agf)
«Un’altra ragione per la quale amo questa casa è sicuramente il portiere Antonio Carosone, una persona profondamente buona, intelligente, affettuosa che, insieme alla moglie Antonietta, aiuta tutti i condomini. Dà gioia averlo qui». Proprio come raccontò anche l’attrice Lunetta Savino che abita nello stesso palazzo e che Cristina Comencini ha diretto nei film Matrimoni e Liberate i pesci!; due vicine di casa unite nel 2011 anche nel movimento per il rispetto delle donne “Se non ora quando?”.
La cucina non è una delle sue passioni, ma la spesa ama farla al mercato di piazza Alessandria, dove compra soprattutto frutta, come dimostra il frigorifero.
15/01/2025 Roma, a Casa di Cristina Comencini (agf)
In zona ha anche una seconda casa: Villa Borghese. «Un parco dove ho cresciuto i miei bambini. Prima ci correvo, ora amo andarci a camminare». La tv la usa per vedere i film, mentre tg e attualità li segue sul computer.
15/01/2025 Roma, a Casa di Cristina Comencini (agf)
Nel soggiorno c’è un romantico affaccio sul mare: «È il porto di Ischia raffigurato da Vincenzo Colucci. Era un quadro dei miei genitori e mi riporta alle vacanze su quell’isola che amo molto, così come amo Salina. Nel tempo questo appartamento ha cambiato d’abito, seguendo le trasformazioni della famiglia. Con tre figli c’erano sicuramente più letti. Ora finalmente ho uno studio dentro casa e anche le riunioni di lavoro si svolgono nella sala da pranzo, intorno al grande tavolo di marmo, dove torna a sedersi mia figlia Giulia, anche lei sceneggiatrice. Lavoro bene al mattino, come mio padre. Se questa casa avesse una colonna sonora, sarebbero i brani di gioventù, Rolling Stones, Beatles, Bob Dylan. Ma per la scrittura mi serve il silenzio, perché magari una musica fa entrare in un’atmosfera che poi non funziona per il film. Nei confronti della casa ho un sentimento ambivalente. Da un lato, è calore, senso di protezione e per le donne che lavorano all’esterno è attaccamento a un luogo privato dove organizzare la vita. Dall’altro, è un luogo da cui fuggire, distaccarsi per viaggiare. Ma al quale poi tornare». Tornare, come il titolo di un altro suo film, o del capolavoro del padre Tutti a casa.
15/01/2025 Roma, a Casa di Cristina Comencini (agf)