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A Milano la catena di pasticcerie che ha abolito i contanti: ma tra i clienti c’è chi ha chiamato la guardia di finanza

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“Diventiamo cashless”: Baunilla, catena di pasticcerie che conta quattro punti vendita a Milano (in piazza Alvar Aalto, in corso Italia, in corso Garibaldi e in via Broletto) e ne aprirà altri due entro la fine dell’anno, ha annunciato la svolta su tutti i propri canali social. Da qualche giorno in tutti i loro locali è possibile effettuare pagamenti esclusivamente tramite carte di credito, bancomat e Satispay per qualunque acquisto, dalle brioche al caffè, dalle torte ai pasticcini.

“L’abolizione dei pagamenti in contanti nelle nostre pasticcerie è un primo passo verso la completa digitalizzazione del brand” spiega Vittorio Borgia, fondatore e Ceo di Baunilla e del gruppo Bioesserì, che ha aperto due ristoranti biologici a Milano e uno a Palermo. Una scelta che “ci permetterà di garantire sempre maggiore efficienza, sicurezza, trasparenza e velocità ai nostri clienti, già abituati a utilizzare sistemi e piattaforme che non prevedono l’utilizzo fisico di moneta” prosegue Borgia, sottolineando che “Milano ha ben accolto il cambiamento e le evoluzioni nei pagamenti digitali. Quindi sia le attività sia gli imprenditori stessi della ristorazione non possono restare indifferenti”.

Foto Simona Bruno 

In effetti avevano già optato per la stessa soluzione cashless adottata dalla catena di pasticcerie anche altre realtà cittadine, da Base Milano a Mare Culturale Urbano, passando per il ristorante vegano Linfa e Winelivery Pop, che si definisce un “digital wine bar”. Il titolare di Baunilla, che è presente come brand a Milano dal 2017, evidenzia però che “siamo fieri di essere il primo gruppo nell’ambito della ristorazione ad aver fatto questa scelta”. Nell’epoca post pandemia, sempre più locali stanno optando per l’eliminazione dei contanti anche per una questione igienica: “È questo l’approccio che vogliamo tenere per l’espansione del brand, in Italia e poi all’estero, da qui ai prossimi tre anni” continua Vittorio Borgia.

La svolta cashless non è però piaciuta a tutti e sulla pagina Facebook di Baunilla stanno arrivando anche commenti critici: “Mi va bene il pagamento con il Pos, ma devo essere libera di utilizzare i contanti – ha scritto un’utente – Se permettete, i soldi sono miei e li gestisco come voglio”. E qualcuno si spinge persino ad augurare alla catena di pasticcerie “un buon fallimento, dato che violate la legge”. Attacchi a cui però Borgia reagisce con un sorriso: “In questi giorni ho trascorso molto tempo nei negozi proprio per verificare di persona le reazioni della clientela alla novità introdotta – racconta – Moltissimi ci hanno fatto i complimenti e un signore ha persino confessato che prima faceva alcune colazioni da noi e altre in bar concorrenti, mentre ora con il passaggio al cashless l’abbiamo definitivamente conquistato e verrà solo da noi”.

Foto Simona Bruno 

Qualcuno però ha addirittura chiamato le forze dell’ordine: “Un cliente che aveva evidentemente molto tempo libero ha passato un’ora e mezza al telefono con la Guardia di finanza, chiedendone l’intervento nel nostro punto vendita in piazza Alvar Aalto – continua il Ceo delle pasticcerie – Il maresciallo che si è presentato si è complimentato con me per la nuova politica aziendale cashless e mi ha confermato che siamo perfettamente in regola, cosa di cui peraltro eravamo già sicuri”. Sui social c’è anche chi difende la posizione di Baunilla e suggerisce allo staff di “mettere una cassa solo per i contanti dove far pagare con mooolta calma chiunque voglia per forza usare quelli. Ecco risolto il problema”. Dimostrazioni di sostegno che “ci fanno ovviamente piacere – dichiara Vittorio Borgia – Milano e il mondo stanno andando in una direzione ben precisa e chi protesta dovrà adeguarsi. Senza contare che il cashless è utile anche dal punto di vista della sicurezza: eventuali malintenzionati ora da Baunilla non troveranno nulla da rubare, a parte i dolci”. E poi “così diamo un segnale forte a chi accusa i ristoratori di essere una categoria che evade le tasse – conclude – Non siamo affatto tutti così e vogliamo che sia ben chiaro”.

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