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La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti è solo l’ultima arrivata tra le decisioni, nel mondo, contro il diritto delle donne di scegliere liberamente di abortire. Su 50 Paesi a Stelle e strisce, più della metà avevano già leggi estremamente restrittive in materia, come il Texas e l’Oklahoma, in cui l’interruzione di gravidanza è criminalizzata anche nelle prime settimane di gravidanza, quando la maggior parte delle donne nemmeno sa di essere incinta.
In altri l’aborto era legale solo se costituiva un pericolo di vita effettivo della donna, o in caso di stupro, incesto o malformazioni fetali. E ora ci sono altri 13 Paesi pronti a vietare l’interruzione di gravidanza nei prossimi trenta giorni: si tratta di Stati repubblicani che avevano approvato norme stringenti legandole proprio alla decisione della Corte Suprema che ha capovolto oggi la sentenza Roe vs. Wade del 1973 con un salto all’indietro, sul cammino mai saldo dei diritti, di cinquant’anni. Secondo la mappa elaborata dal Center for reproductive rights dovrebbero essere 29 gli Stati Usa in cui l’aborto non sarà consento, 21 quelli in cui l’aborto dovrebbe rimanere legale, ma solo 9 quelli in cui sarà pienamente garantito.
Se si allarga lo sguardo a tutto il mondo è sempre il Center for reproductive rights a indicare dove e come l’interruzione volontaria di gravidanza è consentita, dove è del tutto negata e dove ancora è soggetta a pesanti restrizioni.
Dove l’aborto è illegale
Ci sono 24 Paesi che non consentono l’aborto in alcuna circostanza, anche quando la vita o la salute della donna sono a rischio. Si tratta di Andorra, Aruba, Congo (Brazzaville), Curaçao, Repubblica Domenicana, Egitto, El Salvador, Haiti, Honduras, Iraq, Jamaica, Laos, Madagascar, Malta, Mauritania, Nicaragua, Filippine, Palau, Senegal, Sierra Leone, Suriname, Tonga, Striscia di Gaza.
In Europa, ad esempio, Gibilterra si è scrollata di dosso la legge che prevedeva il carcere a vita per punire l’aborto nel giugno dello scorso anno attraverso un referendum che ha ottenuto il 62% dei voti a favore. A settembre 2021 è stata la volta di San Marino.
I Paesi in cui è consentito solo se la donna è in pericolo di vita
Altri 42 Paesi autorizzano l’aborto quando la vita della donna in gravidanza è a rischio: Afghanistan, Antigua & Barbuda, Bahrain, Bangladesh, Bhutan, Brasile, Brunei, Cile, Costa D’Avorio, Dominica, Gabon, Gambia, Guatemala, Indonesia, Iran, Kiribati, Libano, Libia, Malawi, Mali, le Isole Marshall, Messico, Micronesi, Birmania, Nigeria, Oman, Panama, Papua Nuova Guinea, Paraguay, Isole Salomone, Somalia, Sud Sudan, Sri Lanka, Sudan, Siria, Tanzania, Timor Est, Tuvalu, Uganda, Emirati Arabi Uniti, Venezuela, Yemen.
Dove è consentito solo per motivi sanitari e terapeutici
E ancora c’è una lista di altri 51 Paesi in cui l’aborto è legale nel caso in cui serva a preservare la salute fisica e mentale delle persone incinta, ovvero quando ci sono motivi sanitari o terapeutici che ne fanno un diritto, quando la donna è stata vittima di uno stupro, quando il feto ha delle malformazioni o quando è il frutto di un incesto. L’Oms ha consigliato a questi Paesi di interpretare la salute nel senso di uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non solo come l’assenza di malattia o infermità. Ma la realtà è diversa. I 51 Paesi sono: Algeria, Angola, Bahamas, Benin, Bolivia, Botswana, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Africa centrale, Chad, Colombia, Isole Comore, Costa Rica, Repubblica democratica del Congo, Gibuti, Ecuador, Guinea equatoriale, Eritrea, eSwatini, Ghana, Grenada, Guinea, Israele, Giordania, Kenya, Kuwait, Lesotho, Liberia, Liechtenstein, Malesia, Mauritius, Monaco, Marocco, Namibia, Nauru, Niger, Pakistan, Perù, Polonia, Qatar, Corea del Sud, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Samoa, Arabia Saudita, Seychelles, Togo, Trinidad e Tobago, Vunuatu, Zimbabwe.
Altri Paesi consentono l’aborto per motivi socioeconomici o su richiesta, con determinati limiti gestazionali.
Gli aborti clandestini
Secondo i dati del 2019 del Guttmacher Institute, ogni anno si verificano nel mondo 121 milioni di gravidanze indesiderate, di cui il 61% si conclude con un’interruzione (per un totale di 73 milioni di aborti l’anno). Circa 25 milioni sono gli aborti clandestini che provocherebbero la morte di 39.000 donne ogni anno e all’ospedalizzazione di 7 milioni di loro per complicanze. Negli ultimi 30 anni il numero di interruzioni di gravidanza non sicure sarebbe aumentato del 15% nei Paesi dove vigono delle restrizioni.