Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli n. 3830/21

VIES Newsletter

Gratuito / Prova ora

Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli n. 3830/21

Abusivismo edilizio, le ragioni di chi ha costruito “per necessità”

[ Leggi dalla fonte originale]

L’abusivismo edilizio è un fenomeno, tipicamente italiano, che torna alla ribalta ogni volta che una qualsiasi calamità naturale sottolinea l’esistenza di una casa, un palazzo, o interi quartieri che non dovevano essere costruiti lì dove sono. E inevitabilmente crollano, portando con sé storie di famiglie e di territori dove la politica locale ha spesso chiuso un occhio a colpi di condono. Le costruzioni abusive non sono una rarità di cui parlare solo all’indomani di una tragedia bensì, in alcune zone d’Italia, una prassi consolidata che sfugge alle maglie della giustizia. E che colma in maniera illegittima vuoti legislativi durati decenni. Soprattutto nel Sud Italia, dove negli anni intere cittadine sono nate senza regole e in cui, stando ai dati Bes dell’Istat, le case abusive sono tra le 35 e le 40 ogni 100 autorizzate. Un fenomeno complesso e variegato che deturpa territori, spazza via famiglie e inchioda le amministrazioni dei territori a gravi responsabilità.

L’illegalità nelle pieghe di una mancanza di programmazione urbanistica

“Non giustifichiamo la speculazione, difendiamo il diritto all’abitare”. È la frase che molti abusivi premettono all’inizio di ogni discorso, mentre raccontano di quando le loro case sono state messe in piedi, delle leggi che mancano, di condoni edilizi e di piani regolatori inesistenti. Non è facile seguire la storia urbanistica siciliana o campana degli ultimi cinquant’anni, quando interi quartieri sono nati dal niente. Bacoli, cittadina che si affaccia sul Golfo di Napoli, conta 26.000 abitanti e le richieste di condono sono 4861: una casa su cinque è abusiva. Lo era anche la villetta di Raffaelle Cardamuro, cinquant’anni, che nel 2011 ha visto le ruspe arrivare e buttare giù la casa dove viveva con la sua famiglia e quella di suo fratello. L’abitazione era in un quartiere vicino alla stazione della città, l’unica ad essere stata demolita di un intero quartiere nato senza i permessi. “La cittadinanza di Bacoli negli anni si è sostituita allo Stato nel dire dove poter abitare”, racconta Cardamuro mentre apre il cancello di quella che una volta era casa sua e ora è solo un terreno incolto in mezzo a decine di bifamiliari ancora in piedi. “Che le ruspe siano arrivate proprio a casa mia, tra le tante, è stato come una lotteria. I comuni campani sono quasi tutti abusivi”. Secondo l’ultimo rapporto Bes dell’Istat, in Campania ci sono quasi 49 abitazioni abusive ogni cento autorizzate. “La mia scuola media era all’interno di un complesso senza concessione edilizia che ora è stato condonato e ospita una Asl. Qui siamo cresciuti normalizzando l’abusivismo, perché regole su come e dove costruire non ce ne sono state mai”. Un piano regolatore per la cittadina di Bacoli è stato presentato lo scorso anno, ma la Soprintendenza l’ha bocciato e si continua a costruire con regole poco chiare.

“Devo abbattere per qualche metro in più”

Qualche chilometro più a nord, a Monteruscello, frazione di Pozzuoli, Raffaele Schiano e la sua famiglia sono a rischio demolizione. La loro casa, che fa parte di un complesso nato dopo il bradisisma di Pozzuoli degli anni ’80, supera di qualche metro cubo il massimo concesso dal condono del ‘94 (che regolamentava le abitazioni per un massimo di 750 mc). “Questa casa è dove abitiamo da quarant’anni, costruita da mio padre per me e i miei tre fratelli. Pensavamo che la richiesta di condono fosse andata a buon fine, ma nel 2016 ci è arrivata la notifica di resa e ora dobbiamo pagare la demolizione”, spiega Schiano mentre indica un complesso di ville che sorgono sulle pendici della collina. “Quelle case sono a rischio idrogeologico e sono ancora lì. Se abbiamo sbagliato dobbiamo pagare, ma va fatta una differenza tra abusivismo di necessità e quello speculativo o che mette a rischio la vita di chi abita in quelle abitazioni”. La differenza tra i due tipi di abusivismo, quello che per loro è mero “diritto all’abitare in zone dove la politica locale non ha dato indicazioni su dove costruire” e quello che lede il demanio, è fondamentale.

Il caso Sicilia

Lo stesso vale per Giuseppe Lo Cicero, di Misilmeri in provincia di Palermo, che vive in una bifamiliare costruita su un terreno destinato a verde agricolo, edificabile cioè allo 0,03 %, quindi abusiva. In Sicilia i dati indicano la presenza di più di 45 case abusive ogni 100 abitazioni autorizzate. L’immobile, secondo il racconto di Lo Cicero, non ricadrebbe in una zona con vincoli paesaggistici, di inedificabilità assoluta o parziale o a rischio idrogeologico. Gli autori dell’abuso sono stati i suoi genitori, che hanno costruito casa per lui e sua sorella. Nel 2003 hanno presentato una richiesta di condono, rigettata, e oggi l’immobile fa parte del patrimonio comunale a seguito dell’ingiunzione ricevuta, che però non hanno potuto adempiere per natura economica. “Molti di questi immobili – racconta – sono stati acquisiti dal patrimonio comunale, ma non sono stati dichiarati di interesse pubblico, quindi sono votati alla demolizione. Per adempiere alla demolizione però bisogna esperire a una gara, trovare fondi che i Comuni spesso non hanno, e nell’attesa della procedura il Comune fa locare questi immobili. Addirittura, ci sono Comuni che chiedono anche gli arretrati a titolo di indennità di occupazione”.

Giuseppe, quindi, continua a vivere in quella casa, pagando l’affitto mensile al Comune di Misilmeri. “In Sicilia esiste una norma regionale, la 17 del 1994, che ti dà la possibilità di abitare in un immobile abusivo purché sussistano determinati requisiti, tra cui quello che impone che l’immobile sia stato costruito entro marzo 1992. Questa norma, quindi, garantisce il diritto all’abitare nelle case che rientrano nel condono del ‘94 ma non più avanti, come nel mio caso. Ed è paradossale, perché così si sono salvate centinaia di case costruite per speculazione e non quelle di chi, come me, ci vive e non mette a rischio la vita di nessuno”.

Il paradosso delle case vicino al mare legali e di quelle più lontane da tirare giù

In Sicilia, esiste poi una norma speciale creata per contrastare la speculazione turistica: l’inedificabilità nella fascia entro i 150 metri dal mare. “Questa norma del 1976 era legata alla creazione di piani regolatori comunali che ne prevedessero l’attuazione. Ma in quegli anni tantissime cittadine ne erano sprovviste, pensiamo a Marsala che non ce l’ha ancora oggi” racconta Valentina Calvino, architetto di Valderice, provincia di Trapani. Così, in tantissimi comuni siciliani come Trapani, Licata o Castelvetrano sono stati venduti terreni in cui non veniva escluso il permesso a costruire, perché non esisteva nessun progetto urbanistico per lo sviluppo del territorio. E il padre di Valentina, negli anni ’80, ha costruito la casa in cui tutt’ora abitano. Vicino al mare. “La norma – prosegue Calvino – prevedeva che qualora il Comune non avesse adempiuto, ci avrebbe pensato la Regione. Ma nemmeno in questo caso ci sono state indicazioni su questa fascia di inedificabilità, e la cittadinanza ha iniziato a costruire e poi chiedere le sanatorie”.

Solo nel 1991 la Regione Sicilia prende in mano la situazione e mette nero su bianco il divieto assoluto di costruire entro 150 metri dal mare, quando ormai centinaia di casa erano già esistenti. “Mio padre, che aveva costruito nell’83, avrebbe potuto condonare la casa. È qui che la giustizia però ha diviso il territorio dell’isola a metà: per la parte orientale, le sanatorie sono state concesse, per la zona di Trapani il Tar ha deciso che questa legge potesse essere, invece, retroattiva”, continua a raccontare Valentina Calvino. “Dal balcone io vedo residence ancora più vicini al mare, costruiti con tutti i permessi, nonostante il divieto. Un intero quartiere con illuminazione, marciapiedi, acquedotti, dove invece non dovrebbe esserci nulla, perché non sono possibili deroghe, neanche per impianti comunali” conclude Calvino. Lei, con l’associazione Àkasa, si è rivolta alla Corte europea, che ha accolto i ricorsi di 80 cittadini che contestano l’applicazione della retroattività della legge regionale che dichiarava abusive le case nate prima del 94.

Lo stop degli ambientalisti: “Nessuna eccezione”

La complessità del fenomeno dell’abusivismo nel Sud Italia è frutto dell’intreccio tra responsabilità personale e mancanza di regole certe a livello politico. Secondo Laura Biffi dell’ufficio nazionale per l’ambiente e la legalità di Legambiente, non vanno fatte eccezioni: “Non può esistere differenza di trattamento tra chi costruisce una casa abusiva per viverci e chi per andarci in vacanza, perché l’abuso è abuso. Anche in assenza di piani regolatori, valgono i programmi di fabbricazione, anche se datati. C’è, in ogni caso, il non rispetto delle regole ai danni di chi invece ha edificato in piena legalità, a prezzi di mercato che sono più alti”. Se la responsabilità del cittadino è chiara, quella delle amministrazioni è ancora maggiore. “I Comuni dovrebbero provvedere a una politica abitativa per chi è in difficoltà e non continuare a proporre condoni. In tante aree del Paese, soprattutto al Sud, chi ha deciso di seguire le leggi, di costruirsi la casa in regola, con tutte le difficolta? del caso, finisce per essere annoverato tra le persone che hanno fatto la scelta di campo sbagliata”.

Il Portale Web dell’informazione libera

VIES TV

L’articolo che hai letto è stato di tuo interesse?

Scopri gli articoli correlati e lascia un commento!

Contattaci per info e collaborazioni.

Tags

Condividi questo post:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vuoi restare aggiornato sulle ultime news e le nuove uscite della nostra Web TV?
Iscriviti alla nostra Newsletter, ti invieremo solo informazioni utili e di valore.

Iscriviti alla nostra Newsletter mensile

Ricevi notifiche e riepiloghi delle notizie del mese

Non ti invieremo mai nessuno spam,
solo contenuti utili e di valore.

Il portale web dell’informazione libera.