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Per molti di noi, il mare rappresenta il luogo ideale per rilassarsi e rigenerarsi. Non viviamo solo in una grande bolla blu dove l’acqua è indispensabile per bere, pulire, lavorare, mangiare e divertirsi. La nostra relazione con l’acqua va ben oltre l’utilità economica o alimentare; ne traiamo ispirazione ascoltandola, annusandola nell’aria, giocandoci dentro, camminandole a fianco, dipingendola, nuotandoci, scrivendone, fotografandola, facendola diventare poesia. La semplice vicinanza all’acqua offre un arricchimento cognitivo che supera di gran lunga il piacere di leggere un buon libro su una sedia a sdraio. Ma cosa rende l’acqua così affascinante?
Il fascino che l’acqua esercita sull’uomo non è solo un fenomeno moderno ma ha radici profonde e antiche. Fin dalla preistoria le comunità umane si sono stabilite vicino a fiumi, laghi e coste marine che ne garantivano più facilmente il sostentamento, ma al di là di questo, l’acqua rappresenta il nostro primo elemento dato che scientificamente è l’ambiente in cui sono nate le prime forme di vita sulla Terra, uomo compreso, che fin dal primo istante della sua esistenza si trova immerso nel liquido amniotico all’interno dell’utero materno.
Ecco che uno dei modi più originali per descrivere una vita, può essere quello di raccontarla come una serie di incontri con diverse masse d’acqua: momenti trascorsi dentro, sopra, sotto o vicino all’acqua, alternati a periodi in cui pensiamo a quando, dove e come raggiungerla di nuovo. Amiamo il suono ritmico delle onde che si infrangono sulla spiaggia, il fruscio di un ruscello tra le rocce, la calma delle superfici lacustri…
Diverse ricerche scientifiche hanno evidenziato come l’acqua abbia un effetto calmante sul cervello umano. C’è qualcosa in questo elemento primordiale che ci attrae profondamente. Neuroscienziati e psicologi hanno scoperto che il nostro cervello è programmato per reagire positivamente all’acqua e che stare vicino ad essa può calmarci, connetterci, migliorare la nostra capacità di innovazione e intuizione e persino guarire ciò che è rotto. Il suono delle onde, il movimento fluido e la vista di superfici azzurre e cristalline, possono ridurre i livelli di stress, abbassare la pressione sanguigna e migliorare l’umore generale. Questo fenomeno è spesso descritto come Blue Mind, un termine coniato dal biologo marino Wallace J. Nichols, che si riferisce allo stato meditativo e di calma che sperimentiamo quando siamo vicino all’acqua.
Sia il cervello che il mare sono mondi profondi, complessi e delicati, ancora poco esplorati e compresi. Tuttavia, ci troviamo all’alba di un’era in cui sia il cervello che il mare stanno rivelando sempre più segreti agli scienziati e agli esploratori. Oltre a un legame evolutivo con l’acqua, gli esseri umani hanno profondi legami emotivi con la sua presenza. L’acqua ci affascina e ci ispira, ci consola e provoca sentimenti di stupore, pace e gioia. In quasi tutti i casi, quando gli esseri umani pensano all’acqua, o la odono, la vedono, ci entrano, la assaporano o la annusano, provano qualcosa. Queste «risposte istintive ed emotive… si verificano indipendentemente dalle risposte razionali e cognitive», scrisse Steven C. Bourassa in un influente articolo del 1990 su Environment and Behavior. Queste reazioni emotive all’ambiente derivano dalla parte più antica del nostro cervello e possono manifestarsi prima di qualsiasi risposta cognitiva.
L’acqua ha una qualità unica che ci connette alle nostre emozioni in modo fluido e naturale, facilita dunque il rilascio emotivo, quello di cui molto spesso abbiamo bisogno per sentirci meglio. Quando siamo in acqua, le nostre emozioni cominciano a fluire liberamente, permettendoci di lasciar andare le tensioni e le preoccupazioni; in acqua, smettiamo di trattenere e controllare rigidamente e consentiamo alle emozioni di emergere e disperdersi. La fluidità dell’acqua sembra rispecchiare e facilitare la fluidità delle nostre emozioni, creando un ambiente in cui possiamo permetterci di essere più autentici e meno rigidi, più in contatto con noi stessi.
Nichols sostiene che l’acqua attiva una risposta di rilassamento nel cervello, riducendo i livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e aumentando quelli di dopamina e serotonina, responsabili della sensazione di felicità e piacere. Inoltre, ricerche condotte da psicologi ambientali hanno evidenziato che gli ambienti acquatici possono migliorare significativamente l’umore e ridurre l’ansia. Uno studio pubblicato sul Journal of Environmental Psychology ha scoperto che la presenza di acqua in paesaggi naturali è associata a un aumento della percezione di bellezza e tranquillità, influenzando positivamente il benessere emotivo delle persone.
E tu, come ti senti vicino al mare?
Per approfondire ti invitiamo alla lettura di Blue Mind, e a un tuffo… nel blu! (La nostra redazione non percepisce alcun compenso per la segnalazione o l’acquisto delle letture consigliate)