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Addio a Virginio Rognoni, guidò il Viminale negli Anni di piombo

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Roma – Cinque anni al Viminale con cinque governi negli anni di piombo, un anno da Guardasigilli, due da ministro della Difesa. Sette legislature alla Camera e poi una seconda stagione sulla scena da vicepresidente del Csm nei primi anni 2000. Virginio Rognoni, scomparso ieri a 98 anni nella sua casa di Pavia, era uno dei grandi vecchi della politica italiana, una vita nella Democrazia Cristiana approdata poi nel Pd di cui è uno degli autori del manifesto. Ma è stato anche uno degli uomini di potere che ha attraversato molte stagioni della vita della Repubblica. Anni molto controversi segnati dalla Guerra fredda sullo scacchiere internazionale, dalla lotta al terrorismo prima e da quella alla mafia poi in Italia: un lunghissimo rosario di eventi tragici, dal delitto Moro alle stragi di Ustica e Bologna, agli assassinii di Piersanti Mattarella, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre, caduti sotto i colpi di una guerra di mafia fino a quel momento sottovalutata: e Guido Rossa, Emilio Alessandrini, Vittorio Bachelet, uccisi dai terroristi. Ma sono anche gli anni dello scandalo della P2 e di Gladio.

Con sè Virginio Rognoni porta anche le risposte mai date sulle ombre che caratterizzarono l’operato del Viminale in un altro degli eventi che segnarono la storia d’Italia nel 1982: l’attentato alla Sinagoga di Roma che il 9 ottobre costò la vita ad un bambino di due anni, Stefano Gaj Taché nell’attacco terroristico in cui rimasero ferite 37 persone. Nonostante le richieste della presidente dell’Unione delle Comunità Tullia Zevi , non solo il Viminale non rinforzò le misure di sicurezza ma, quella mattina, non c’era neanche la camionetta che di solito sostava davanti al Tempio Maggiore. Era la “festa dei bambini” e il commando palestinese entrò in azione indisturbato. Eppure – hanno rivelato recentemente gli atti desecretati – i servizi segreti interni per ben sedici volte avevano segnalato un attentato come «altamente probabile» proprio in occasione di festività ebraiche. Perchè dunque l’allarme fu ignorato? A questo interrogativo Rognoni non ha mai voluto rispondere, neanche dopo la desecretazione degli atti quando, inutilmente, i componenti della commissione Moro II lo hanno invitato in audizione.

Quei silenzi sull’attentato alla Sinagoga di Roma, il libro denuncia nel racconto di un superstite

di Maurizio Molinari

12 Settembre 2022


A chiamare Virginio Rognoni alla guida del Viminale nel 1978 fu Giulio Andreotti subito dopo le dimissioni di Francesco Cossiga in seguito al ritrovamento del corpo di Aldo Moro. La lotta al terrorismo è la sua prima mission che conduce richiamando il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa alla guida del nucleo antiterrorismo dei carabinieri. C’è Rognoni al Viminale quando Dalla Chiesa scopre il covo delle Br in via Montenevoso a Milano ed è il ministro ad autorizzare la pubblicazione del memoriale di Moro rinvenuto nel covo. C’è sempre Rognoni quando il Viminale viene investito dalle polemiche per le presunte torture agli esponenti delle Br responsabili del rapimento del generale della Nato Lee Dozier e quando il figlio del ministro del Lavoro Donat Cattin, accusato di terrosimo, riesce a fuggire in Francia.I primi anni Ottanta sono gli stessi in cui in Sicilia i vertici di Cosa nostra cominciano a puntare al bersaglio alto ma saranno necessari un delitto eccellente dietro l’altro prima che lo Stato prenda sul serio la minaccia mafiosa: cadono Piersanti Mattarella, il generale Dalla Chiesa (i cui appelli erano rimasti inascoltati), cade il segretario regionale del Pci Pio La Torre. Proprio con lui Rognoni stava lavorando a quella legge (che porta il loro nome) che introduce il reato di associazione mafiosa e la confisca dei patrimoni.Nel ‘92, con la fine della Prima repubblica anche Virginio Rognoni esce di scena, ma nel 2002, da vicepresidente del Csm, sarà protagonista di una nuova stagione, diventado punto di riferimento di buona parte della magistratura italiana che vede minacciata la propria autonomia e autorevolezza negli anni della crociata di Berlusconi contro le toghe. 

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